buona vita

Matti è mio nipote, io sono lo zio. che figata!
quando sei lo zio puoi dirle veramente tutte, tanto non devi educare, non devi essere coerente, non "devi" niente. se poi sei anche lo zio lontano, nei brevi momenti di frequentazione non ti resta che lo spazio per pochi "aforismi" con i quali puoi davvero divertirti a fare la sintesi del senso della vita sperando di diventare un mito indimenticato e indimenticabile. la butti lì, sperando di passare alla storia e va a finire che semmai, con una frase incisiva lasci più segno di miliardi di parole e insegnamenti che i genitori si sono sfiniti a fare e rifare ad ogni occasione.

Matti ha gli occhi vivi e inquieti dei 13 anni, ha la curiosità dell'adolescenza e l'ansia della vita che bussa alle porte e comincia a fargli delle domande.
cosa vuoi fare da grande?
che liceo farai?
Matti ormai lo sa che non può dare l'unica risposta che verrebbe da dare e cioè un bel urlo che dice: CHE CAZZO NE SO. Sa che deve fare sul serio, quindi si guarda dentro per cercare di scovare qualche passione latente, qualche indizio che gli suggerisca se lui per caso non sia - che so - un artista, un musicista, un medico, un avvocato. chissà cosa vede, cosa sente. magari niente. cosa ne sa dell'architettura, della medicina, dell'ingegneria.
Che cazzo ne sa Matti di come si deve sentire un 13enne per sapere se sarà questo e quest'altro? si però sarebbe meglio - gli diranno - avere già un'idea di massima così il liceo lo scegli già "di un certo tipo".

beh sapete cosa direi a Matti se fossi seduto con lui sul molo di Camogli a leccare un gelato con le gambe a penzoloni?
gli direi: evita ciò che già detesti, perchè quello - se ora lo detesti - andando avanti lo odierai.
poi gli consegnerei queste poche regole che ho rastrellato sul mio cammino ed ho sempre tenuto a mente per i semplice fatto che quando me ne sono allontanato o me ne allontano NON SONO STATO FELICE.

1. bisogna essere felici/:
e di conseguenza fai attenzione a concetti come bisogna produrre, non devi deludere, devi aver successo, devi essere ricco, devi essere migliore di non so chi ...... etc etc.

2. bisogna avere la testa dove si è:
tutte le volte che si è a scuola ma si vorrebbe essere fuori, si è con una persona ma si vorrebbe essere con un'altra, quando si fa una cosa ma si passa il tempo a desiderarne un'altra, si è infelici. tutto quello che ti permetterà di avere la testa dove sei è da tenere in grande considerazione e priorità per la tua vita. una cosa che interessa e appassiona ha una marcia in più rispetto al resto. poi tutte le scuole come tutti i lavori sapranno annoiarti e stancarti, ma quello che ti interessa ed appassiona per lo meno, ti ha interessato ed appassionato (eccheccazzo!!).

3. dai soldi bisogna pretendere una sola cosa: non dover pensare a loro, nè perchè sono troppo pochi nè perchè sono troppo tanti.
quindi attenzione alle scelte troppo "filosofiche" e poco pratiche perchè alla lunga ti lasciano miscio (povero) ed attenzione alle carriere divoranti che ti possono fare ricco ma ti svuotano la vita.

4. le tre cose per cui vale davvero la pena vivere sono: amare, imparare e vedere crescere i prorpi figli.
tutto il resto viene DOPO e ti consiglierei di soffermarti a lungo sulla parola DOPO. Se per caso anche tu condividerai che il resto debba venire DOPO queste tre perle della vita, ecco che ti capiterà di fare grandi pensieri su quanto TEMPO ti occorrerà per goderti quello che deve venire PRIMA. le riflessioni sul TEMPO saranno immense e profonde. ti troverai a ragionare sul fatto, per esempio, se sia più ricco chi guadagna uno stipendio discreto ma tutte le sere mangia con sua moglie ed i suoi bambini e li mette a letto o chi stra-guadagna ma non sa nemmeno se al figlio sono cresciuti i dentini o se uno di loro ha preso un certo voto a scuola. oppure ti domanderai se è più felice un manager al top della carriera, senza famiglia e senza una casa, o un uomo che riesce ad avere una donna al fianco con la quale condividere le gioie della vita. infine ti auguro di riuscire a darti presto una risposta relativa alla differenza che c'è tra il divertimento inteso come cazzeggio vuoto e l'imparare inteso come passione piena. imparare è un'avventura che si compie dentro se stessi insostituibile. imparare a giocare a calcio (lo uso come esempio perchè so che non ci giochi) oppure imparare a progettare un ponte non vuol dire solo diventare bravi a farlo, ma vuol dire insegnare a se stessi e misurare se stessi con una disciplina fatta di regole, avversari, compagni, difficoltà, differenze, ingiustizie, confronti, paure, insuccessi, successi.
sul crescere i propri figli non dico niente perchè credo che sia una cosa così "animale" e personale da non poter essere commentata.
un'ultima cosa: tutte le volte che ho amato o cercato di amare, imparato o cercato di imparare, cresciuto i miei figli cercando di farlo bene, ho sempre sbagliato molto, faticato molto e mi sono ritrovato felice.
tutte le volte che ho cazzeggiato o cazzeggio, fatico poco però mi annoio e mi sento infelice.

buoa vita Matti, ci vediamo sul molo di Camogli.

L'Ape dei sogni

“Filate a letto che Papus vi fa un gioco”.
“siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii”. “che gioco ci fai?”
“Facciamo il gioco dell’Ape”.

Finalmente ho trovato il coraggio di fare il gioco che il giorno dopo che è bruciata la nostra casa, mi ero ripromesso di fare ai miei cuccioli (8 e 5).
Solo che un gioco, per essere un gioco deve far ridere, divertire, pensare, sognare. E un papi giocoliere se vuole far ridere, divertire, pensare, sognare i propri cuccioli deve avere gli occhi che ridono, che si divertono, che pensano e sognano. Non può avere gli occhi che piangono.
Stasera, così, d’istinto, senza pensarci, quasi stupendomi di avere il coraggio di farlo, ho fatto l’annuncio ed ho sentito dentro di me quella serenità che mi diceva “vai che è il momento giusto, non usciranno lacrime ma sogni”.

Il piccolo: “Cos’è il gioco dell’Ape, Papus?”.
“E’ il gioco di noi che siamo dentro un’Ape e vediamo con i suoi occhi le cose sopra le quali vola”.
Il grande con un accento genovese sconfortante: “Eh si!!! E dove vola?”
“Stasera vola nella nostra casa di Genova”.
Il piccolo: “quale casa, Pà?”
“La nostra quella di Viale C****”
Il piccolo “Ma che dici Pà, è bruciata quella casa lì”.
“Si ma stasera facciamo il gioco dell’ape che volava nella nostra casa bruciata prima che bruciasse”.

Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, permesso. Che bella casa! Posso entrare?
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, mhm accidenti ma cos’è questo bel tavolo che vedo qui?
I cuccioli in coro, contenti di indovinare: “e’ il tavolo da pranzo neroooooo”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, che belle sedie ma a cosa vi servono così tante sedie.
“servono per le feste di Natale e compleanno che vengono i nonni”
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, e quel tavolino piccino in fondo.
Il grande: “è dove disegna Alino”. Il piccolo: “e’ il miooooooo!”
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, belli sti divani blu.
“Ma sono verdi!!!!!!!!!! Ahahahahhah che dici Ape?”
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, mmmmmmhhh bello sto quadro qui davanti.
“Ma è la TV!!!!!!!! non la vedi?”
Il piccolo a bassa voce nell’orecchio “Papus, quest’Ape è rimbambita!”
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, non sono rimbambita, vi faccio dei trabocchetti. Ora giro in questa porta a vetri e vado a fare la cacca.
“nooooooo, quella è la cucina!!!”
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, allora faccio la cacca in frigo.
“nooooooooo, li ci sono i miei succhi, ahahahahahah”
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, vabbè, dov’è il bagno?
il grande, con finta sopportazione: “è la porta dopo”
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, mi sono stufata, ora mi infilo in questa bella cameretta piena di giochi. Posso entrare?
“siiiiiiiiiiiii”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, e questi due puzzoni in questa foto chi sono?
PAM, mi arriva un pattone dal piccolo.
“siamo noi due, Ape! Guarda che ti spiaccico!”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, chi l’avrebbe mai detto, mi sembravano due puzzoni.
PAM, PAM.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, e quel lettino di legno coi disegni di Gigi (nostro amico pittore) di chi è?
“miooooooooooo”, fa il piccolo.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, e il tuo amico dove dorme?
“non è mio amico, è mio fratello dorme li sopra, sul ripiano d’ardesia.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, figo!
Il grande un po’ triste: “Li vedi i miei libri?”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, ah si, eccoli lì, quanti! Che belli! E vedo anche un mobiletto pieno di giochi. Che bel calciobalilla.
Il grande, finto rassegnato, ma sogghignando: “no quello è scassato”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, mi sembra una camera bellissima, ma papà e mamma dove dormono?
Il piccolo: “nella camera dopo, quella gialla, quella col lettone, dove vado tutte le mattine, hihihihihi”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, che puzzzzzzzzzzzzzzzaaaaaaaaaaaaaaa, ma cosa c’è dietro quella porticina???????????
Ridono come matti.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, oddio mi sento morire, che puzzzzzzzzzzaaaaaaaa terribile…… ma che c’è???
Il grande sghignazzando: “scommetto che dici la scarpiera”. Il piccolo: “ahahahahah ora l’ape muore stecchita”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, oddio ………… ma di chi sono queste scarpette rosse che sanno di formaggetta???????
Il grande: “ahahahahh sono di Alino”. Il piccolo offeso: “nooooo! Sono di Samu!!! Sei tu un puzzone, Ape pungigli il pipo e fagli la cacca in testa”.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz, vabbè mi sembra che la casa ve la ricordiate bene. Ora basta. L’ape va a dormire e anche voi due cucciolotti.
Buona notte amori miei.

Quella che mi era sembrata una tragedia, che temevo potesse essere una tragedia, che mi sono accorto non essere assolutamente una tragedia, siamo riusciti a farla diventare un gioco, un pensiero presente ed accessibile nei nostri discorsi, una cosa di cui si può parlare e non un buco nero, buio e triste, da nascondere e tenere lontano.
Ogni tanto arriverà l’Ape a giocare con i ricordi, i cuoricini e i sogni dei miei bimbi.
Chiudo la porta, guardo mia moglie.
Ha sentito tutto, ha gli occhi lucidi. Ci capiamo al volo con un sorriso: missione compiuta.




Post scritto ascoltando: Declaration of Dependance – KINGS OF CONVENIENCE

ruggine e ferro

Ruggine e ferro
eravate e siete
ed io
che vedevo e so
sorrido
perchè di ruggine e ferro
vivo

Papà e amico*

Papà, siediti e ascolta la mia canzone
E se te la senti canta anche tu
No, non c’è niente che ti voglio dire che non ti ho già detto prima
Ma, per usare parole tue, non puoi mai essere troppo sicuro

Vedi, nonostante non lo dimostri sempre
Sono contento che tu sia qui
Ho detto che sono contento che tu sia qui

Figliolo, è così strano sentire e vedere
Che qualcuno così diverso è un’anima affine alla mia
Può darsi che tu sia andato a destra dove io sarei andato a sinistra
Ma figlio mio, va bene. Avrò sempre il tuo appoggio.
Vedi, nonostante non lo dimostri sempre
Sono orgoglioso di te, figlio mio.

Giorni andati e in ognuno di quelli nuovi la voglia di essere come te

Ogni volta che ti guardo, vedo me stesso. Sono così orgoglioso di te.
Perché tu mi aiuti ad essere ciò che sono,
un uomo migliore.
Sono semplicemente così orgoglioso di te.

Alain: Papà, le tue opinioni sulla vita.. dimmi come si sono formate.
Be’, vedi, non conoscevo mio padre come tu conosci me.
Dane: Figlio mio, la vita è troppo breve perché io e te non restiamo in contatto.
Questo è il motivo per cui ti voglio dire che ti voglio tanto bene
Anche se non lo dimostro sempre, tu lo sai
E voglio che tu lo sappia

Ogni volta che ti guardo, vedo me stesso. Sono così orgoglioso di te.
Perché tu mi aiuti ad essere ciò che sono,
un uomo migliore.
Sono semplicemente così orgoglioso di te.

Sono qui e sarò, se posso, un padre ed un amico.

Ogni volta che ti guardo.

Ogni volta che ti guardo, vedo me stesso. Sono così orgoglioso di te.
Perché tu mi aiuti ad essere ciò che sono,
un uomo migliore.
Sono semplicemente così orgoglioso di te.

Sai che un giorno sarò anch’io nei tuoi panni
Sì e so che te la caverai perché sei figlio mio
Hey, papà, dimmi cos’hai imparato
Così non mi metterò nei guai
Figlio mio, te ne renderai conto vivendo, farai i tuoi sbagli
Ma andrà bene così, si impara vivendo
Si impara vivendo.


*Father and Friend - Alain Clark

Federico*

Dedicata a chi mi ama.

Lungo il prato, dove un tempo pascolavano le mucche, c'era un vecchio muro.
Fra le pietre del muro, vicino al granaio, cinque allegri topi di campagna avevano costruito la loro casa.
Ma quando i contadini avevano abbandonato la fattoria, il granaio era rimasto vuoto.
l'inverno si avvicinava e i topolini dovettero pensare alle scorte.
Giorno e notte si davano da fare a raccogliere grano e noci, fieno e bacche. Lavoravano tutti. Tutti tranne Federico.
~Federico, perchè non lavori?~ chiesero.
~Come non lavoro~, rispose Federico un po' offeso.
~Sto raccogliendo i raggi del sole per i gelidi giorni d'inverno~
E quando videro Federico seduto su una grossa pietra, gli occhi fissi sul prato, domandarono: ~E ora, Federico, che cosa fai?~
~Raccolgo i colori~ rispose Federico con semplicità.
~L'inverno è grigio~
Un'altra volta ancora, Federico se ne stava accoccolato all'ombra di una pianta.
~Stai sognando, Federico~, gli chiesero con tono di rimprovero.
Federico rispose: ~Oh no! Raccolgo parole. Le giornate d'inverno sono tante e lunghe. Rimarremo senza nulla da dirci~.
Venne l'inverno e quando cadde la prima neve, i topolini si rifugiarono nella tana tra le pietre.
In principio si rimpinzarono allegramente e si divertirono a raccontarsi storie di gatti sciocchi e volpi rimbambite.
Ma, a poco a poco, consumarono gran parte delle noci e delle bacche, il fieno finì e il grano era solo un lontano ricordo.
Nella tana si gelava e nessuno aveva più voglia di chiacchierare.
Improvvisamente, si ricordarono ciò che Federico aveva detto del sole, dei colori e delle parole.
~E le tue provviste, Federico~ chiesero.
~Chiudete gli occhi~ disse Federico, mentre si arrampicava sopra un grosso sasso.
~Ecco, ora vi mando i raggi del sole. Caldi e vibranti come oro fuso~ E mentre Federico parlava, i quattro topolini cominciarono a sentirsi più caldi. Era la voce di Federico? Era magia?
~E i colori~ chiesero ansiosamente.
~Chiudete ancora gli occhi~, disse Federico. E quando parlò del blu dei fiordalisi, dei papaveri rossi nel frumento giallo, delle foglioline verdi dell'edera, videro i colori come se avessero tante piccole tavolozze nella testa.
~E le parole, Federico~
Federico si schiarì la gola, aspettò un momento, e poi, come da un palcoscenico, disse:

CHI FA LA NEVE, IL PRATO, IL RUSCELLO?
CHI FA IL TEMPO BRUTTO OPPURE BELLO?
CHE DA' IL COLORE ALLE ROSE ALLE VIOLE?
CHI ACCENDE LA LUNA IL SOLE?

QUATTRO TOPINI, AZZURRI DI PELO,
CHE STANNO LASSU' A GUARDARCI DAL CIELO.

UNO FA IL SOLE E L'ARIA LEGGERA
E SI CHIAMA TOPINO DI PRIMAVERA.
BOUQUETS PROFUMATI .. SERENATE,
CE LI REGALA IL TOPINO D'ESTATE.
IL TOPINO D'AUTUNNO FA SCIALLI E RICAMI
CON FOGLIE DORATE STRAPPATE DAI RAMI.
IL TOPINO D'INVERNO, PURTROPPO SI SA,
CI DA' QUESTA FAME ... E IL FREDDO CHE FA.

LE STAGIONI SONO QUATTRO. MA A VOLTE VORREI
CHE FOSSERO SETTE, O CINQUE O SEI.

Quando Federico ebbe finito, i topolini scoppiarono in un caloroso applauso.
~Ma Federico~, dissero, ~tu sei un poeta! Ti faremo una corona d'alloro!~
Federico arrossì, abbassò gli occhi confuso e timidamente rispose:
~Non voglio applausi, non merito alloro. Ognuno in fondo, fa il proprio lavoro~.






*di Leo Lionni / Babalibri

non togliermi il sorriso

ho avuto un professore di pedagogia generale che mi ha affascinato e influenzato in maniera indelebile.
la metafora più limpida che utilizzava per discutere sulla educazione e sulla formazione dell'uomo era quella del "centro" secondo la quale l'uomo stava appunto al centro di un cerchio che diventava via via più ampio tanto più aumentava la sua capacità di rapportarsi in maniera fattiva con il prossimo (e quindi "educarsi") e tanto più era capace di elaborare e far sedimentare dentro di se tutto il materiale frutto di questa interazione, del proprio studio, del proprio pensiero (e quindi di "formarsi").
la metafora poi si arricchiva quando si parlava della fertile tensione che si sviluppa nell' uomo in formazione il quale - malgrado sia istintivamente proteso a rafforzarsi verso il proprio centro - subisce forze che lo allontanano da questo tutte le volte in cui entra in contatto con altri mondi, con altre persone, con altre possibilità formative.
l'uomo in formazione vive quindi una dimensione di continua instabilità che, se da una parte gli fa percepire l'angoscia della perdita frequente del proprio centro, dall'altra gli permette di percorrere una traiettoria formativa ricca, appagante, di infinita crescita - per tornare alla metafora - di ampliamento del proprio cerchio.

ecco, quello che sta accadendo a me, penso possa riferirsi a questo processo formativo che faticosamente cerco e affannosamente provo a realizzare.

parlare sul mio blog - quindi pubblicamente - della sberla data a mio figlio piccolo e cercarne le motivazioni è un tentativo - forse inconscio - di ampliare il mio mondo di padre, di mettere in discussione ciò che dentro me sento stonare, di mettermi in discussione come uomo e come padre.

la rabbia che mi hanno suscitato gli interventi da parte degli amici di nontogliermiilsorriso.org è senz'altro il grido di dolore che si sente quando qualcosa, qualcuno ti porta fuori dal tuo centro.
"ma come?!" - mi sono detto e ho detto a mia moglie - "ma come possono delle persone che nemmeno mi conoscono e nemmeno hanno letto il mio blog, dire che io picchio mio figlio?"

mi sono offeso, per i modi, per il tono, per i paragoni usati, per l'allusione a fatti che non ho commesso ne commetto, per l'invasione smodata, per l'assenza di domande chiarificatrici, per essere stato classificato violento, per mille altre cose.
ho perfino fatto un copia\incolla di tutte le frasi alle quali avrei voluto rispondere a tono.

poi mi sono fermato.
eh si, perchè io funziono così. mi conosco. so che quando una cosa mi fa arrabbiare moltissimo vuol dire che è giunto il momento di passarci attraverso e non di girarle le spalle.
allora ho riletto ogni singola parola che mi è stata scritta. senza pregiudizio, senza rabbia, senza giudizio.
ho semplicemente ascoltato.
finalmente, senza rabbia, ho sentito.

forse questa invasione è stata un dono. forse posso fare un giro dentro me stesso e rivedere qualcosa.
io non picchio i miei figli. lo so io e lo sanno loro. ma quel poco o tanto che può essere una (rarissima) sganassa porta comunque con se, dietro di se, dentro di se, un mondo che ho bisogno di visitare, perchè - ammetto e mi costa farlo con me stesso - non lo conosco.

sono un nuovo iscritto di nontogliermiilsorriso.org

sono momentaneamente fuori dal mio centro, ma il mio cerchio si allargherà.

i mondi

mi sto domandando se davvero il mondo delle persone che sanno quello che fanno coi loro figli si divida in due: quelli che per scelta consapevole non sfiorano nemmeno con un dito i loro figli (per esempio mia sorella) oppure quelli che per scelta consapevole utilizzano le "sganasse" per dare determinati segnali (mia moglie ed io).

dicesi "sganassa" il vecchio caro "manrovescio" della nonnna Gina, cioè la sberlotta carica di significato simbolico e completamente priva di "contenuti" fisici. in sostanza il buffetto che fa capire che le parole e la pazienza sono finite, che la misura è colma, che si sta esagerando, che è giunto il momento di smetterla, che non si può più continuare su quella frequenza, insomma il gesto che mortifica momentaneamente ma non fa male. non deve fare male.

il post precedente - che mi ha fatto sentire il gestore di un forum vivo e interessante e mi ha ripagato della fatica con cui ho costantemente centellinato i post per cercare di scrivere solo quando avevo qualcosa di mio da raccontare che nel contempo "dicesse qualcosa" a tutti - cerca di parlare proprio del problema che investe tutti i genitori nel momento in cui "somministrano" gesti educativi ai loro figli e faticano ad trovarne la misura giusta, nel disperato tentativo di raggiungere il miglior risultato, facendosi largo tra mal di testa, frustrazioni, malumori, stanchezza, fatica, voglia di essere alle maldive, voglia di cambiare lavoro, voglia di far fuori un collega, problemi coi condomini, mal di schiena e altre amenità. il racconto è la fotografia dello stato d'animo di chi sa cosa è bene per i suoi figli, ma non rinuncia a monitorare se stesso ad ogni gesto, ad ogni incrocio, ad ogni sovrapposizione della propria vita con quella dei propri figli; è il racconto di chi, in questo continuo vigilare scorge nel prorpio operato errori di apprensione, errori di irruenza, errori di stanchezza, errori di distrazione, errori che non vorrebbe mai commettere ma ahimé .....

letti i numerosi commenti al post precedente - che come mai prima d'oggi mi hanno fatto essere fiero di scrivere in sta pagina blu che credevo muta - mi sono rafforzato nella convinzione che il mondo non debba essere diviso fra quelli che "danno sberle" (anzi botte) e quindi sbagliano e quelli che invece non toccano i figli (anzi non li picchiano) e quindi sono buoni educatori.
il mondo dei genitori si divide in chi è consapevole di ciò che fa con e per i propri figli e chi non lo è.

chi dà botte non è persona consapevole di ciò che fa con e ai propri figli.

la consapevolezza è la conoscenza dei gesti educativi necessari al proprio figlio del quale si conosce meglio di chiunque altro la storia formativa, unita alla conoscenza delle capacità ricettive che il figlio ha di tali gesti.
ogni gesto educativo è fatto da un codice di emissione del segno (nel genitore) e da un codice ricettivo (nel figlio). sta al genitore la responsabilità di valutare tutti e due.

se è come dico, allora forse si può fare una valutazione di tutto il percorso educativo nel suo insieme, valutando le infinite componenti che la compongono e che - tutte insieme - ne decretano il suo successo.
educare è il frutto di un infinito insieme di segni che ciascuna coppia di genitori trasmette consapevolmente e da un altrettanto vasto insieme di segni che trasmette inconsapevolmente.
la sganassa data o non data, o meglio utilizzata o non utilizzata, diventa uno dei mille tasselli che strutturano questo percorso, non IL TASSELLO fondamentale. sono sicuro che negli stili che non la utilizzano ci sarà qualcosa di equivalente che ne so un urlo, una punizione, un "non parlarsi", un distacco emotivo, ma il risultato sarà sempre lo stesso.

quindi, cari amici, forti di queste mille incertezze, mettiamoci al lavoro, che c'è un sacco da fare e soprattutto restiamo in contatto che il confronto è un gran educatore.

Tuning

mezzanotte, vado a nanna. prima però il saluto ai cuccioli. carezzo il viso di samu, con lo stesso gesto delicato con cui lo sveglio tutte le mattine. mugugna un po' e si gira.
poi vado dal piccolo, nel suo lettone alto ikea, appoggio il viso sul cuscino, a fianco al suo e sto lì di fronte al suo musetto ad ascoltare il suo respiro, ad annusarlo.
guardo la sua guancetta, è ancora rossa. ci appoggio le labbra, è caldina. mi sento morire, povero piccino, la sberlotta che gli ho ammollato questa sera è ancora tutta lì.
lo guardo e mi sento stringere il cuore. vorrei che una formula matematica mi dicesse se sommando la validità - in cui credo - di uno schiaffo che interrompe le parole ragionevoli e stabilisce uno sbarramento invalicabile e sottraendo quel malsano carico di stanchezza è poca pazienza che ha fatto scattare lo schiaffo un po' troppo presto e un po' troppo forte, il risultato è stato positivo o negativo.

vorrei svegliare il piccolo per dirgli che gli voglio bene e che queste cose i papà e le mamme le fanno non per stizza o per nervosismo ma perchè dietro c'è un disegno, un progetto che vuole farli diventare degli ometti in gamba.
vorrei svegliarlo e scusarmi perchè, ora che sono più sereno e più calmo, mi viene il sospetto che quella sganassa rifilata durante il capriccio del lavaggio dentini non è partita da quel progetto ma da una fitta fortissima alla tempia che il suo urlo mi ha fatto venire sommandosi al mio malditesta.
vorrei svegliarlo e scambiare con lui qualche bacio per confermare a lui e a me stesso che anche se tutti e due sappiamo che quella sberla era sacrosanta e andava data, a tutti e due è sembrata anche un po' sbagliata e allora ci vorrebbe una approfondita sessione di baci per azzerarne gli effetti negativi e salvare solo quelli positivi e dirci ancora una volta - la milionesima - "ciao bel papà" "ciao bello amore".

avvicino le labbra al suo nasino glielo stringo un po'. lui si stropiccia, si caccia il ditino in bocca e comincia a ciucciare.

rovisto nella memoria e mi ricordo che c'era un tale che diceva che i bambini non hanno bisogno di papà e mamme perfette ma di papà e mamme che sbaglino e poi correggano i loro comportamenti e che è in questo lavoro continuo di sintonizzazione che si costruisce il valore del rapporto genitori\figli.

vabbè vado a letto va..... aggiusto le copertine .... do ancora un'annusatina .... domani si riparte.

il mio 59° Sanremo 2009

Afterhours 5,5
bella musica, pezzo così così, per sanremo ci vuole qualcosa di più immediato
3^serata spareggio: bella musica, bella energia, ma lui stona in continuazione. 5,0

Al Bano 5,0
solito schema, due urli, qualche luogo comune.
2^ serata: gran voce ma roba davvero datata. quasi da balera.
3^serata spareggio: …. Dai …però è simpatico. Perfetto per la comunione del figlio di Giggèdalessio. 5,5
5^ serata (finale): e tutti là a nuova york a piangere di malinconia per la bella italia. il suo vibrato mi fa venir voglia di sgozzarlo.

Alexia Lavezzi 5,0
lei bravissima meriterebbe un progetto artistico vincente. Lavezzi farebbe meglio a stare giù dal palco.
2^ serata: alexia un po' più brava, lavezzi un po' peggio ... se possibile.
5^ serata (finale): pezzo bello. vi prego, potete per favore trovare qualcuno che lanci questa bravissima alexia!!!!???? mi piacerebbe sentire un disco suo prodotto e scritto da Gatto Panceri tipo "thelma e luise" della pirma Giorgia. un capolavoro.

Carta 5,0
gli farei fare un corso di dizione. Canzone ultracommerciale. Vabbè
2^ serata: emozionato. Canzonetta tipica di Sanremo. Sono queste le canzoni che lo squalificano. Bisognerebbe resistere….
5^ serata (finale): con questo refrain avranno fatto 200 canzoni. tutte scontate, tutte che non valgono niente. però è giovane, è bello, anche lui lo avremo tra le palle per almeno un anno.

Davinci 4,0
il solito tributo che Sanremo deve pagare al Gigidalessiopensiero. Smascherato alla terza nota.
2^ serata: insopportabile alla seconda nota.
3^serata spareggio: è inutile, lo detesto. 3,0
5^ serata (finale): questo non ce lo toglieremo dalle balle più, festivalbar, domenica in, e tutte le radio negli stabilimenti. almeno sentendolo alla radio non vedremo sta faccia da c***.

Dolcenera 6,0
bel look, discreta canzone. Lei sempre brava.
2^ serata: ha cantato meglio. Canzone con tanta energia, bella e bella interpretazione. 7,0

Gemelli Diversi 6,0
un po' di impegno non guasta. in questo genere sempre uguale a se stesso semra conti solo il testo. Per un festival …… sembra un po' poco.
2^ serata: risentita è più piacevole. gli do 7,0

Leali 4,0
ma basta!
2^ serata: dopo 4 parole viene voglia di cambiare canale. Un testo così sotterra tutto il resto, che comunque non c’è. 3,0
5^ serata (finale): il testo è una roba di un livello infimo. nemmeno i boy scout in chiesa cantano roba così scontata. le foto dei bambini sullo sfondo che sembrano i suoi nipoti e non i figli della canzone. poi lui, se non urla, stecca tutto. che roba ....

Masini 6,0
prova un testo impegnato , un po' rabbioso. Non sembra tanto credibile. Pezzo bruttino.
2^ serata: non è vero, pezzo discreto. vabbè 6,5.
5^ serata (finale): quando vedo Masini mi sembra di essere in quelle feste di famiglia dove arriva il cugino alternativo che arriva vestito a capocchia, che parla male ma nessuno gli dice niente perchè in fondo tutti gli vogliono bene.

Nicolai Di Battista 9,0
pezzo "solare", lei - meravigliosa - lo rende eccezionale. Il marito fa il resto.
2^ serata: a risentirla è ancora più bella anche se nicky canta meno bene, più imprecisa. voto confermato.
3^serata spareggio: bravissimi ma dovessi dire, l’avrei fatta cantare a Irene Grandi. Nicky è troppo sofisticata/snob anche se ci prova un po’ di più. Ci voleva una matta. 8,0

Patty Pravo 7,5
pezzo stupendo, lei purtroppo non ci arriva bene con la voce. Le prossime sere canterà meglio.
2^ serata: eh si, proprio non ci arriva più. canzone bellissima.
5^ serata (finale): ora che mi hanno tolto i miei vincitori (Nicky Nicolai e Iva Zanicchi) tifo per lei. Stasera ha cantato divinamente.

Povia 6,0
pezzo coraggioso, tipo filastrocca, come sempre. Racconta "una" storia non l'omossessualità. Non capisco le polemiche.
2^ serata: beh, un po' meglio. la canzone regge. 7,0.
5^ serata (finale): mi sembra solido. non è un genere che amo e mi piacerebbe che la smettesse di fare canzoni spot o canzoni "cartello". Che diventi un artista e non solo un personaggio di rottura.

Pupo Belli ‘Ndour 4,0
gruppo assortito malissimo. Canzone orrenda con una buona idea sotto.
2^ serata: terribili. peccato per 'ndour.... grande artista.
5^ serata (finale): a parte che non mi piacciono, ma la voce di pupo nasale e metallica, vicino a quella calda di belli non c'entra davvero niente. e poi esce 'ndour che da questo mischione di toni risulta qualsi ridicolo. ma vaaaaa .....

Renga 6,0
da riascoltare. Sembra un esercizio vocale. Vedremo se ai prossimi ascolti si capisce meglio il valore del pezzo.
2^ serata: a risentirlo pezzo difficilissimo e bello. voto 7,0. lo voglio vedere a cantarlo ad ogni concerto ... bravo.
5^ serata (finale): e lui è il mio secondo. Sempre preciso e originale. Grande qualità.

Tricarico 4,0
questo raglia e c'è ancora chi dice che è bravo. Al massimo è intelligente, forse.
3^serata spareggio: finalmente canta bene o meglio raglia meno e si capisce che il pezzo è bello. 6,0

Zanicchi 7,5
pezzo stupendo e lei bravissima e sobria.
3^serata spareggio: l’avesse cantata Mina sarebbero impazziti tutti. Giro di chitarra favoloso. Canzone bellissima. 8,0

GIOVANI

Perbellini 6,5
acerbo ma con una voce e una personalità eccezionale per i suoi 18 anni. Pezzo discreto. Look imbarazzante: uguale al suo mentore.
2^ serata: Cocciante è Cocciante e ispira molto anche il giovane-sosia. Per lui meno emozione, per noi più calore. 7,0.
Performance singola di Cocciante: superba.
4^ serata performance corta: sempre meglio come era pensabile. è un talento sicuramente.

Molinari 7,0
voce favolosa, ottima interpretazione. Pezzo scolastico.
2^ serata: divertentissima, dotatissima. Benino con la Vanoni che però non le aggiunge niente. 7,5
Performance singola di O.Vanoni: stupenda.
4^ serata performance corta: un altro talento in una manifestazione che dovrebbe avere solo nuove proposte.

Irene 7,5
bel pezzo, bella voce, ottima presenza scenica
2^ serata: si presenta con un’armata di Big. Pezzo che trasuda zucchero da tutti i pori. Anche questa merita la vittoria.
Performance singola dei Big: una bella festa. Lei ricanta … non so se sia corretto … ma è una bomba. Bravissima. 8,5
4^ serata performance corta: sembra già una big affermata. già un gigante.

Malika 6,5
un po' imbastita. Timbro di voce interessante. Si muove come un orso. Da risentire
2^ serata: canta un po’ meglio, fa il verso a un paio di sue celebri colleghe. Paoli fa il coretto e basta. Piacerebbe sentire altro. 7,0
Performance singola di Paoli: il solito svogliato magico Paoli, con Malika che ricanta (!!) bene.
4^ serata performance corta: finalmente si capisce il suo valore. speriamo che smetta di fare certi gorgoglii.

Silvia Aprile 7,0
Brano che non decolla mai. Bella voce
2^ serata: brano soft, più atmosfera della prima serata. La voce di Pino Daniele ci sarebbe stata bene. 7,0
Performance singola di Pino Daniele: stupenda.
4^ serata performance corta: la canzone è bella ma forse lei non ha la stoffa della fuoriclasse.

Chiara Canzian 7,5
Voce interessante, vibrata e forte. Pezzo discreto che le impone urli inutili. Brava e sicura.
2^ serata: continuo a pensare che il pezzo la faccia strillare inutilmente. E’ brava e sicura. Vecchioni non aggiunge molto. 7,0
Performance singola di Vecchioni. Bellissima la scelta del pezzo .
4^ serata performance corta: appena la faranno smettere di strillare saranno gioie.

Karima 8,0
Pezzo sofisticato per una voce sofisticata. Finalmente un po’ di classe e un po’ di emozione, anche se con qualche imprecisione.
2^ serata: se non vince questa meraviglia ….. Classe in lei, in Biondi, in Bacarach. 8,5
Performance singola di Burt Bacarach: nessuna emozione, un piccolo revival di un grande artista.
4^ serata performance breve: non esageriamo, ma è l'unica che ha fatto ricordare il trasalimento che ci aveva preso quando era comparsa Giorgia.

Iskra 6,5
Voce con un’estensione pazzesca. Ha cantato malino un pezzo non adatto a lei, ma bello. Forse bloccata dall’emozione. Lei bruttissima … vabbè.
2^ serata: canta un po’ meglio ma sembra sguaiata. Dalla non migliora le sorti.
Performance singola di Dalla: un pazzo.
4^ serata performance breve: finalmente rilassata canta meglio e si capisce che il pezzo è un Dalla D.O.C.

Barbara Gilbo 6,5
Gran grinta. Pezzo aspro. Doti vocali medie. Aspirante loredana bertè politicamente corretta. Mah….!
2^ serata: a risentirla ….. che brutta. Ranieri non c’entrava veramente niente. 5,0
Performance singola di Ranieri: che bella canzone! Immortale.
4^ serata performance breve: niente, non mi piace, e lei ha poco .... solo la minigonna. non la rivedremo a lungo.

Arisa 4,0
Canta come si veste e come scende le scale. Un disastro. Pezzo scritto probabilmente dalla sua maestra dell’asilo. Ha proprio fatto cadere le palle.
2^ serata: un pezzo degli anni trenta, cantato da un clown. Ieri credevo fosse uno scherzo. Stasera ha pure cantato meglio … sta cagata orrenda. Penso agli esclusi che la vedono e rosicano. 3,0
Performance singola di Luttazzi: sofisticato.
4^ serata performance breve: che dire. nemmeno un errore ma un pezzo che ci riporta a Nilla Pizzi. lei è un personaggio assurdo. aspettavo che uscisse il cartello "siete su scherzi a parte", invece ha vinto lei. sembra che abbiano premiato il caso umano. dietro a lei dei futuri giganti. farà la fine dei Jalisse.

Anja 8,0
vincitrice di sanremo web conferma che le nuove proposte sono state il valore di questo sanremo. autrice e interprete di un bel pezzo, buona personalità, bella voce. speriamo abbia buone occasioni.

che piacere sentirti

suonano alla porta e poi bussano anche, e poi risuonano. sono sicuramente le cuginette che vivono nella casa che ha la porta sul nostro stesso ballatoio.
entra linda (5 anni), blaterando come una peperetta. si accomoda sul divano a guardare il cartone di alino (4 anni). samu (7) al tavolo con i suoi compiti li ignora. lui è grande.
la porta rimane aperta e dopo poco si muove leggermente e compare un barattolino di 1,5 anni. anita. l'amore mio detto arrostino data la tornitura di ganasce e gambe.
samu le va incontro, delicatissimo la fa entrare e chiude la porta.
penso: "con una sorellina sarebbe stupendo".
torna al tavolo a fare i compiti con me. gli dico nell'orecchio "la vorresti una sorellina?".
lui distratto continuando a colorare "si".
"davvero amore?!".
"si però mi devi dire come fate a farla"
penso: "ecco, è giunto il fatidico momento. ci sono passati tutti. dai, dì qualcosa di genitorialmente, paternalmente, pedagogicamente valido".

ferma il pennarello, mi guarda e con un po' di cantilena "daaiii, dimmelooo".
penso: ok, parti, dai non ti agitare.

"papà nel pisello ha un liquidino" (oh santo cielo!!! .... aiutooooooo) "... e se vuole fare un bimbo deve fare entrare questo liquidino nella patatina della mamma...."
"come lo fai entrare?"
"mi metto vicino vicino" (..... mi sono infilato in un tunnel e mi sovviene il famoso detto che dice: quando finisci in un vicolo cieco, arredalo!).
"nel liquidino di papà ci sono dei piccoli animaletti piccoli come microbini con la coda (ma come ho potuto tirar fuori st'idea del liquidino!!!!!!!!) la mamma, invece, (ora ti voglio !!!) nella patatina ha delle cosine microscopiche che sembrano degli ovetti"
"sono dei batteri?"
"no, ma sono piccolissimi come i batteri (che ne sa lui dei batteri!!)"
"beh, se un animaletto del liquidino di papi entra in un ovetto della mamma, da li comincia a nascere un bimbo"
mi guarda, interessato, abbassa gli occhi e si rimette a disegnare. ma rimuggina, lo vedo.
penso: "tesoro, mi sto sentendo un coglione, potresti per favore non farmi altre domande che già a queste ho risposto in una maniera così idiota che vorrei girarmi verso la panchina e chiedere la sostituzione con un padre più dignitoso?"

lui continua a colorare. taci che forse gli è bastato. mi dico: dai che ho limitato i danni. con un paio di anni di analisi verso i 18 anni ne uscirà ....
alza gli occhi, si ferma, riflette un attimo con la faccia di quello che se n'è accorto che non gli hai detto proprio tutto.
"e il liquidino come fai a farlo uscire"

driiiiiiiiiinnnnn
"pronto!, ..... Gemma!!!!!(mia suocera) ... che piacere sentirti ......

incredibile

suona la sveglia. 7.04.
mi rotolo un po' nel letto poi mi alzo, sveglio samu, colazione, moto, tutti a scuola; torno a casa, caffè con marci finisco di preparare alino, cappottino, casco e a scuola anche lui.
sono le 9.00 ho due ore libere. la spesa la fa sempre il mio socio, che è il cuoco del nostro ristorante.
faccio due commissioni in banca e posta poi me ne vado in palestra. un'oretta e mezza al club, nel più completo relax, poca gente, saunetta e sono pronto a partire.
alle 11.00 arrivo al ristorante, controllo le prenotazioni, faccio gli ordini per vino, cibo ed altro materiale incontro un rappresentante e comincio a preparare le tavole. prima delle 12.45 non arriva nessuno.

ecco i primi, due chiacchiere e si comincia, concentrato sui clienti, sui tempi della cucina, sui tempi dei clienti che nell'intervallo corrono, sui conti e le fatture da fare. faccio le solite peripezie col cliente sgarbato, i soliti salamelecchi con quello formale, due battute accennate a quello simpatico.

sono le 14.00 arrivano due tira tardi. li accogliamo lo stesso. accidenti a loro.
finito il giro, un'occhio al menù della sera, alle prenotazioni e alle scorte; la pulizia delle cucine la cura il socio.

sono le 16.00 ci si rivede alle 18. vado a prendere i bimbi a scuola e porto samu a tennis, lo lascio lì per portare alino a nuoto. poi riporto tutti a casa. sono le 18.00 il ristorante è sotto casa e devo andare.

alle 19.45 i primi affamati, poi uno dietro l'altro fino alle 22.45 quando arrivano quelli del dopo cinema.
è l'una sono sfinito. chiudo tutto e corro a casa. mia moglie stasera non mi ha aspettato e la trovo già nel letto. chissà se i piccoli hanno preso sonno bene o hanno fatto i matti.
chissà che favola hanno voluto sentire. glielo chiederò dommattina.

driiiiiiiiiinnnn, sono le 7.04 apro gli occhi... che nottata agitata ... ho sognato di cambiare lavoro e aprire un ristorante col mio amico cuoco gestore di ristoranti.

penso: chissà che vita sarebbe? chissà se mi porterebbe nella direzione giusta della ricerca della felicità? chissà dov'è questa direzione?

mi alzo, apro le finestre.
incredibile! oggi a genova c'è nebbia, non si vede a un metro.
ecco, appunto!