l'utopia di San Furbino

Ancora pochi giorni è poi comincerà la carnevalata del Natale.
Orde di persone che si riverseranno per i negozi a fare improbabili regali a parenti ed amici anch'essi improbabili.
Orde di persone costrette a sorbirsi migliaia di spot pubblicitari con i soliti babbinatali improbabili, migliaia di code insopportabili e centinania di migliaia di addobbi natalizi che renderanno le città come un enorme parco giochi (e questa è forse la cosa più carina del Natale).
Il punto non è quello della trasformazione dell'atmosfera cittadina o televisiva, perchè - ripeto - a me piace e non è neppure nella collezione di babbinatali di mia moglie che non ho tenuto d'occhio ed ora ha preso dimensioni patologiche; il punto sta nei regali.
Eh si, perchè i regali si dividono in due grandi categorie: quelli che devi fare per forza e\o a persone delle quali ti importa poco e ppoi ci sono quelli che devi\vuoi fare alle persone che ami di più.
i primi sono un supplizio i secondi - spesso - un problema, perchè essere originali e azzeccarla non è facile.

Passato il Capodanno poi, secondo giro.
Orde di persone che si riversano nei negozi per cambiare i regali sbagliati dalle pro-zie e per farsi rodere il fegato vedendo che nei saldi, il regalo comperato per la moglie o la fidanzata costa la metà.

Praticamente impossibile non sentirsi dei fessi, vittime di questo gran galà del regalo che abbiamo fatto diventare il Natale.

Beh ma allora perchè non ci facciamo venire in mente una soluzione più intelligente?
lasciamo il Natale come festa d'amore, nella quale volersi tanto bene, ricongiungersi con i famigliari, gli amici più cari, durate il quale fare delle belle feste, magari andare pure a Messa oppure fare dei bei pranzi allargati dove invitare anche la vecchia zia che è un po' sola e rivedere il cugino che abita fuori e "se non ci vediamo a Natale non ci vediamo più". Con l'occasione ci si può anche scambiare un piccolo pensiero con la regola che non deve superare i 10€.
Poi, fatto questo, isituiamo la Festività pagana di SAN FURBINO, che si deve festeggiare il 25 Gennaio, giorno in cui ci si rivedrà per una bella cena di famiglia, con i parenti più stretti ed intimi, dopo la quale ci si scambieranno ricchi regali acquistati rigorosamente nei saldi.
Spenderemmo tutti la stessa cifra ma ci regaleremmo tutti il doppio delle cose.

Lo so smontare l'impianto consumista del Natale è un'utopia, ma all'interno di qualche famiglia - magari con un po' di sana ironia - questo potrebbe diventare un metodo intelligente per non buttare via i soldi.

cronaca di una partita di calcio - (pubblicato sulla rivista KIDS di Agosto)

Papà mi iscrivi alla Scuola Calcio? Guardo mia moglie con occhi sconsolati.
Speravo di non sentirmelo mai chiedere.
Ho giocato 30 anni a calcio ma è da molto tempo che non amo più questo mondo, ma soprattutto diffido dell’ambiente delle scuole calcio. L’unico modo è verificare quindi decido di andare a vedere una partita di campionato dei ragazzini della squadra del nostro quartiere per capire se ho ragione o torto.
Le maglie sono bellissime, tutte uguali, colorate, il campo bellissimo, l’arbitro in divisa, gli allenatori in panchina molto compresi nel loro ruolo, un bel po’ di pubblico formato da genitori, fratellini, fratelloni, qualche nonno e qualche zio. Insomma, sembra una festa dello sport in piena regola.
I miei occhi cominciano a scrutare, analizzare, osservare; non sono lì mica per passare il tempo ma per valutare e scegliere un gruppo di persone, si spera di professionisti, ai quali delegare una buona parte dell’educazione di mio figlio.
Chiedo notizie sul “Mister”. Uno mi dice: “E’ in gamba, abbiamo già vinto tre partite su quattro!”. Penso: “Ma che c’entra questo con l’educazione”. Provo ad ascoltare che cosa questo “allenatore vincente” dice ai ragazzi, che parole usa, come li sprona. “Dai ragazzi, cattivi eh!!!!”. Penso: “Mmmh, cominciamo male …”
La partita inizia, i bimbi sono stupendi, ordinati, si vede già che hanno imparato a non correre tutti insieme dietro alla palla ma si passano il pallone e mantengono la loro posizione, sono proprio dei piccoli calciatori. Se poi prendono un calcio la scena a terra è d’obbligo. Che ridicoli, imitano i calciatori veri .
Le azioni si susseguono incalzanti, gli avversari sono più bravi, parte un tiro a palombella, il portierino bassetto può soltanto guardare la palla che entra in porta. Sento un urlaccio animalesco, non faccio in tempo a voltarmi che un padre della squadra ospite mi sfreccia davanti, col viso paonazzo e si attacca alle griglie per esultare. Lui sgrana una sequenza di complimenti misti a imprecazioni liberatorie e poi girandosi verso gli altri genitori abbaia: “E’ così che devono giocare, con cinismo, con rabbia”… Penso: “Questo è matto”. Tra il pubblico nessuno sguardo incredulo. Deve essere una scena usuale per loro.
Tra il pubblico di casa comincia le lamentele. Chi ce l’ha con l’allenatore che sbaglia a tenere in panchina il tale, chi apostrofa il figlio: “se è per impegnarsi così poco allora è meglio starsene a casa” chi attacca l’arbitro che “è mezz’ora che fischia a favore degli altri”.
Secondo goal, gli avversari raddoppiano, sono proprio bravi. Il solito matto esulta di nuovo. Puntuale arriva il rimbrotto di un genitore della squadretta di casa. Volano parole, altri si aggiungono, due spinte, un piccolo tafferuglio, poi gli animi – a fatica - si calmano. La partita dei bimbi continua imperterrita con i genitori che si azzuffano. Penso di essere in mezzo ai matti.
Finisce la partita.
Dagli spalti qualcuno impreca ancora contro l’arbitro. Il famoso Mister si dirige verso lo spogliatoio con passo veloce e nervoso. Mi allontano per non rimanere in mezzo ai quei due genitori che hanno ripreso a insultarsi e per allontanarmi da un ambiente veramente pesante.
Non mi sembra di essere stato ad una festa dello sport e non mi sembra nemmeno di aver conosciuto un ambiente educativo al quale io possa pensare di affidare mio figlio affinchè diventi un uomo.
Torno a casa sconsolato. Guardo mia moglie e Le dico: “Ci aspettano tempi duri, tempi di scelte pesanti”.

un papà da applausi

(ripubblico un vecchio post "intramontabile")Tutte le mattine faccio il fil rouge.
Mi sembra di vedere Giochi Senza Frontiere di 20 anni fà.
Alle 6.30 il piccolo mugugna, vuole un bibe di latte. Mi rigiro nel letto sperando che si riaddormenti. Quando il mugugno comincia a somigliare ad un urletto mi alzo. Rigorosamente a occhi chiusi scendo in cucina, apro il frigo, prendo pentolino, accendo fuoco, apro biberon, aspetto 3 minuti, travaso latte nel bibe, avvito e risalgo. Dal baby-control che sta in cucina, cerco di capire se l’urlo cresce. Cresce!

Mi affretto. scale veloci corridoio, entro in camera, non accendo la luce mi chino e trovo due manine tese che mi aspettano. Sono felice.
Lo tiro fuori lo “intubo” poi sulla spalla ruttino veloce e di nuovo a nanna.
Torno in “busta” sono le 6.50 ho le chiappe fredde, mia moglie si attacca per scaldarmi, grata. (e te credo …).

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Tango, una storia d'amore

Chi non ha mai avuto la fortuna di partecipare ad una "prima lezione" di Tango non può conoscere quella sottile euforia che si vede scorrere sugli sguardi di dame e cavalieri non appena il maestro declina quello che è il concetto base di questo favoloso ballo: il cavaliere conduce e la dama segue, che , detto in termini più espliciti vuol dire che l'uomo comanda e la donna fa quello che dice lui.

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invito di Gran Gala

da oggi sono ospite del Blog di DONNA MODERNA. Accorrete tutti a darmi man forte. baci baci.

sindrome del lunedì

è stato un week end favoloso. nessun programma, sole, i bimbi vestiti da calcio per andare ai giardini nemmeno avessero da giocare la finale di coppa dei campioni. il grande che crede di giocarla ogni volta che vede un pallone, il piccolo che lo imita ma che del calcio per ora non gliene importa niente.
e io dov'ero?
ero con loro ma sono stato intontito per due giorni, stralunato dall'allergia e da due notti consecutive di buon sonno che però mi hanno tiratro fuori la stanchezza di una stagione.
ho giocato con loro, sono stato con loro, "papì facciamo due palleggi?" "papus guarda che bomba che tiro con queste scarpa azzurre" poi il bagnetto poi la partita dal nonno, poi il gelato con quegli abbinamenti di gusto impossibili tipo nocciola e fragola, pistacchio e limone, poi qualche strillata per farli dormire, tutto bello, tutto tranquillo, però ........ però stamattina mi sono svegliato e ho avuto la sensazione di non aver vissuto questi due giorni. di essere stato assente, indolente. sarà stata l'allergia, il sonno, il rilassamento, vallo a capire, fattostà che stamattina avrei voglia di stare coi miei figli invece che andare in ufficio.

all'asilo Alino (5,5) piange.
"non voglio andare all'asilo, voglio stare con te". "Amore, non si può, papus va in ufficio"
"Ma una volta l'avevi fatto che anche se c'era l'ufficio mi avevi tenuto con te" Penso: Amore mio!!!! è vero, l'avevo fatto ed eri stato bravissimo e tu non sai quanto ti vorrei con me, per me, quanto vorrei togliermi sta cravatta e andare sulla spiaggia a tirare i sassi...).
"amore oggi non si può".
la maestra arriva in soccorso "Alessandro che succede?" lo prende in braccio e mi sussurra, è la sindrome del lunedì, succede.
io annuisco, mi ricordo che basta uscire rapidi dall'asilo e il pianto finisce.

mando un bacio, mi volto rapido, esco, col cuore piccolo.
scendo le scale e penso alla frase della maestra.

"sindrome del lunedì" ..... parlava di mio figlio o di me?

equatore

le gare di nuoto per bambini le ha inventate un sadico.
ore 8.30 tutti pronti per il riscaldamento. 8.30? ma è domenica! e c'è pure l'ora legale. praticamente mi devo svegliare alle 6!!!!

lo facciamo per il bambino, mica per noi, non fare storie!!!
vabbè.

ore 8.35 riscaldamento. riscaldamento? ma la sua gara è alle 11.10 cosa cavolo si riscalda ora che alle 11.10 è già bello freddo, anzi congelato che è stato 2 ore fermo con la testa bagnata!!!!. boh.

i genitori si accomodino sugli spalti. 500 persone, sconvolte dal sonno oppure eletrizzate dall'evento, un caldo equatoriale, borse borsine borsette, 2 caschi, 2 giacche, che negli spogliatoi rubano.

ripeto dentro di me: lo faccio per mio figlio che amo moltissimo.

cosa cacchio faccio fino alle 11.10? semplice guardo mio figlio, vedo cosa fa, come si compoprta con gli istruttori con gli amici, con i ragazzini che non conosce... semplice.
allora, vediamo dov'è. cuffietta bianca-rossa e blu e costumino azzurro ... semplice ...... ci sono solo 600 bambini.
spetta che ora lo trovo eh .....

dov'è?

oddio non lo vedo.

ah aspetta che là c'è la maestra ..... o cavolo ...... hanno regalato a tutti la cuffietta bianca della squadra. uguale per tutti e sono 57. evviva.
aspetta che lo cerco bene ....... costumino azzurro ...... belin ce l'hanno in 18.......... e stanno tutti seduti che non si riconosce nessuno.

vabbè, ora passeranno di qui per andare a far riscaldamento e lo riconoscerò.

ah eccolo .......... ora non lo perdo più di vista.

ciao Samu, mi vedi sono qui, Samuuuuuuuuu eccomi. che almeno mi veda e tragga beneficio dalla presenza paterna visto che io traggo solo sofferenza dalla presenza mia in piscina. Samu mi vedi, sono un papà presente, eccomi, sorridente e fiero del suo bambino, guardami bene così da grande non vai dallo psicologo!!!!

mi metto tranquillo ma è una rottura di palle terribile. non è come essere a una partita di calcio o di tennis o di bocce, che mentre aspetti il turno del tuo amato ti guardi la partita priam, li non c'è niente da guardare perchè nel nuoto non c'è nulla da guardare. soprattutto nel nuoto dei bimbi. dovrebbero vietare l'accesso ai parenti così i parenti ringrazierebbero e i bimbi non crescerebbero coi complessi dei genitori assenti.

vabbè arrivano le 11.10, lui fa un'eccellente vasca a dorso mi guarda e gli faccio ok con il pollice. lui sorride.

alle 11.50 miracolosamente tocca di nuovo a lui e fa una bella vasca a stile finisce mi guarda e gli faccio ok con il pollice e tre con le dita per dirgli che è arrivato terzo. lui scuote la testa e fa due con le dita. è arrivato secondo. annuisco poco convinto.

esce felice, e sono felice anch'io. andiamo nello spogliatoio e finalmente siamo di nuovo insieme a ridere, scherzare, a fare il rito della doccia, i commenti sul compagnetto grassottello che però nuota come una spia, e su quell'altro che ha fatto tutta la vasca con gli occhiali in bocca.

usciamo, c'è il sole. si va a giocare a pallone.
è una domenica stupenda.

chi mi ama mi segua

se vi volete far girare le balle vorticosamente leggete il libro Strategia Oceano Blu. E' un libro che parla di come riuscire a trovare una strategia per la vostra attività, evitando inutili lotte con i concorrenti ed avere un gran successo.
Dopo poche pagine ti viene la sensazione di essere come un uomo in crisi con la propria moglie che legge il "MANUALE PER RICONQUISTARLA" e ci trova dentro consigli tipo:
"ehi, non ti abbattere, basta che diventi magro, alto, ricco, intelligente e sensibile e vedrai che tua moglie ti amerà di nuovo, ma - credimi - per essere sicuro di non fallire tutto ciò potrebbe non bastare perchè essere soltanto magro, alto, ricco, intelligente e sensibile ti farebbe navigare in un oceano pieno zeppo di squali pronti a competere con te e a sbranarti a sangue, un OCEANO ROSSO appunto. quindi caro sfigato, ascolta questo mio ultimo ma fondamentale consiglio, sottraiti alla inutile lotta, tu non puoi immaginarti quanti Squali magri, alti, ricchi, intelligenti e sensibili ci sono (tua moglie forse si ndr.), fuggi dall'OCEANO ROSSO, cerca il tuo OCEANO BLU.
come puoi trovare il tuo OCEANO BLU dove navigare e vivere in serenità, senza competitors assetati di sangue? ah ah ah ah ..... semplice caro il mio cogli*** …. devi semplicemente essere diverso dagli altri, particolare, innovativo, imprevedibilmente nuovo. Hai presente Johnny Deep. Ecco, devi essere come lui! Che diamine!!!!
Fico, non bello;
Zingaro e un po' succido, non leccato;
Muscoloso, non palestrato
"

se prendete la mia copia di Strategia Oceano Blu, trovate tracce dei miei ultimi segni a matita, a pagina 13 (di 254 totali).


Driiinnn,
"buongiorno sono del ****** senta, ho avuto una segnalazione del vostro sito ed ho visto la Vostra iniziativa dei Corsi per neo-papà. L’ho trovata davvero interessante. Ma lo sa che credo che sia una cosa unica in Italia!! Sa cosa ho pensato quando l’ho vista? Ha presente il libro Strategia Oceano Blu? Ho pensato che lei l'ha proprio trovata! Sembra incredibile ma a volte le cose più semplici, naturali, intuitive, sono le più sorprendentemente nuove, innovative, particolari"

Ah...... grazie! Si l’ho letto il libro, ....... bellissimo (!!!)

Senta, quand’è che ci vediamo che vorrei fare un articolo sul Vostro corso?

La ringrazio!! Ci vediamo quando vuole, Lei mi chiama quando può e ci vediamo in redazione da Lei. Grazie, arrivederci.


Appoggio il telefono e penso: forse per riconquistare una moglie non bisogna fare nulla se non aspettare che cambi gusti e cominci a stravedere per quelli con la panza, la faccia da assicuratore, vestiti normali, qualche mutuo sul groppone e che adori la sigla di Novantesimo Minuto come un bimbo ama la voce della mamma.
io sto oceano blu manco l'ho cercato e dicono che l'ho trovato.
boh ....... sono forti le donne!


Il giorno della Festa del Papà (quale data migliore?!) è nato il mio sito e anche la pagina su facebook.

Vi aspetto tutti. Crociera imperiale nell'Oceano Blu.

Chi mi ama mi segua :-)

Dai Pà!!

guardo mio figlio grande (Samu, 8)fare i compiti.
è bravo e ordinato.
usa la penna cancellabile ed è severissimo con se stesso; basta una lettera scritta male per cancellarla e riscriverla.
dentro di me - con amore - penso "capaci tutti!!" ad ogni errore una cancellatina e il quaderno è una meraviglia.
Samu continua, scrive, cancella, sbaglia e sorride, cancellatina e via. Che meraviglia! per lui la scuola è un gioco e ogni giorno spero che non venga mai il giorno della noia, dell'odio per i libri, che io ho avuto e - tutto sommato non gli auguro.
lo guardo e penso a me, ex scolaro monello e svogliato, di colpo diventato maestro di vita inflessibile ed esigente.
che brivido!
se i nostri figli sapessero da che pulpito arrivano le prediche e le regole, se sapessero da quali cuori pavidi arrivano le sicure indicazioni e le rotte da seguire, se solo intuissero da quali animi in tempesta provengono le richieste di ordine, applicazione, diligenza, ..... se solo lo intuissero il castello crollerebbe, i loro passi diverrebbero incerti, i loro occhi non saprebbero più chi guardare, dove guardare, quando guardare.

guardo mio figlio cancellare i suoi errori col dietro della penna e mi rendo conto che crescere un figlio è come scrivere a penna, penna bic, non cancellabile, di quelle che oltre al segno di inchiostro sul foglio lasciano anche un bel solco, che nemmeno il tempo potrà sbiadire. ogni segno fatto, è fatto. e i suoi occhi sono li, pronti, avidi, impazienti, a leggerlo decifrarlo, incamerarlo come una bibbia, come la voce della verità, come la spiegazione del mondo. indiscutibile, incontestabile (per ora).

sono giorni - questi di vacanza in montagna - di grandi pensieri relativi al mio progetto chiamiamolo così "Pedagogico". ho fogli sul tavolo che parlano dei corsi per neopapà che vorrò fare, con scalette, argomenti, materiale necessario, libri da leggere; e poi sono pieno di altri fogli sui quali cerco di razionalizzare il sito che farò, dove vorrò parlare di paternità, di genitorialità, di neopapà, di giàpapà, di separazione.
non vedo l'ora che tutti smammino a dormire per metterci gli occhi ed i pensieri sopra e concentrarmi sul progetto.
ahhhhhhhh finalmente solo con i miei pensieri, e fanculo a tutti i sensi di colpa verso il mio lavoro, al quale temo di sottrarre energie.
e fanculo anche a tutte le menate che mi faccio quando penso all'effetto che potrebbe fare ai miei figli se dovessero pensare mai che faccio "un altro lavoro".
a volte mi chiedo, sarebbe giusto?, che immagine di me darei loro? di incertezza? di instabilità? di disordine? di insicurezza?
a volte ripenso a che cosa accadrebbe se sapessero quanto poco solido e stabile è il loro papà, che loro immaginano come una colonna indistruttibile.

vabbè.

questi sono stati giorni dedicati a tempo pieno a loro. mai sono riuscito ad avere uno scambio di idee con mia moglie sul nuovo progetto.
ce lo eravamo promesso ma ogni discorso purtroppo è naufragato sul nascere, perchè interrotto da una domanda, un capriccio, un'esigenza.
"Papiiiiiii guarda che gol che ho fatto con Boriello sul DS" (il suo Nintendo malefico)
"Paaaaaaaappppppuuuuuuuuuusssssssss, vuoi colorare con me il drago di vioooola?"
niente. non c'è modo di parlare un po' di sto programma. e io friggo, ma è bello anche così.

ieri, tra un compito e l'altro, un capriccio e un tentativo di rissa tra i due babanetti, è arrivato un sms.
lo leggo a mia moglie "Ciao F., sulla mail troverai bozza del tuo sito".
dico, quasi tra me e me: "wow, non vedo l'ora di vederlo".

il piccolo (5) che sembrava occupatissimo a giocare, sbuca fuori e dice: "cosa Papuuuuuuusss? mi fai vedere anche a me?"
ed io strofinandogli il naso: "ma tu cosa ti impicci? cosa vuoi sapere delle mie cose?"
"guarda che lo so, è quella cosa per i papà"

guardo mia moglie attonito, poi chiedo al piccolo ridacchiando "e tu cosa ne sai?!"
"dai Pà, è il tuo lavoro, no?!"
rido (e tremo).
"Ale scusa, che lavoro fa papà?"
"Ahhh si, fai l'ufficio, ma anche questo vero?!".

Samuuuuuuuuu, mi passi la gommina per cancellareeeeeeee???

fiocco rosa

E' costituita a norma dell'art. 36 del Codice Civile, l'associazione denominata: PROFESSIONE PAPA’

Art 2- Scopi
L'Associazione è apolitica, indipendente, non ha fini di lucro e ha come scopo lo studio, la promozione e la realizzazione di ogni iniziativa formativa, organizzativa e assistenziale relativa al mondo familiare con particolare attenzione ai seguenti ambiti:
1. consulenza e formazione per futuri papà che vogliano avvicinarsi all’esperienza della nascita di un figlio acquisendo le informazioni e le capacità pratiche necessarie.
2. consulenza e formazione per papà per la soluzione di problematiche inerenti l’esperienza genitoriale o relative a problemi educativi o formativi dei figli.
3. consulenza e formazione per i papà che si trovino ad affrontare un percorso di riorganizzazione familiare a seguito di separazione dal coniuge.
4. attività di Mediazione Familiare qualora ambedue i coniugi che hanno deciso di affrontare una separazione, desiderino riorganizzare la propria famiglia seguendo un iter stragiudiziale.
(...)

sarà bellissimo

se c'è una cosa che mi sta sulle balle è il sentir dire: "ahhhhhhh come mi sarebbe piaciuto, ahhhhh è sempre stato il mio sogno".
e la cosa mi irrita ancora di più se si tratta di una cosa che la persona che parla, avrebbe potuto fare. capisco una cosa irrealizzabile, ma se la cosa è fattibile allora è chiaro che questa persona ci sta raccontando una grande balla, oppure è una di quelle che preferisce crogiolarsi nel rimpianto anzichè provare a fare.

non parliamo poi se queste parole le sento uscire dalla mia bocca. e, l'altro giorno, le ho sentite.
ero proprio io quello che ha detto testualmente, parlando di un amico, "ho incontrato quel mio amico, quello che fa il pedagogista, che è sempre stato il mio sogno".

eh no eh!!!! questo è troppo.

meno male che sono dentro me stesso così non si è visto quanti scappellotti mi sono tirato sul coppino, quanto mi sono deriso, preso per il culo, guardato con disprezzo.
forse qualche passante mi ha sentito dire a voce alta: "sfigato", ma non avrà certo capito che me lo stavo dicendo da solo.

quando un amico intimo, così intimo che è dentro te stesso, ti deride, ti insulta, ti dà delle sfigato, hai solo due chances. o incassi, abbassi le orecchie e te ne stai, oppure reagisci.

ancora col coppino arrossato dagli scappellotti ho fatto un rapido ragionamento: "hai deciso di prendere una laurea in Pedagogia a 40 anni solo per passione, hai seguito un corso di Mediazione Familiare di 2 anni solo per passione e ora che fai? lasci perdere? abbandoni il progetto? per poi, però, perdere le bave quando il tuo amico ti racconta che fa il Pedagogista e fa il _Mediatore Familiare?"

bum, giù un altro coppino.

"Fai qualcosa senno questo coppino te lo faccio diventare bordeaux."

quindi eccomi a dire che ok, ho deciso. vado avanti col mio progetto. prendo il coraggio a quattro mani e attuo il progetto che avevo in mente quando ho cominciato questa avventura parallela al mio lavoro (faccio l'assicuratore) e apro, fondo, creo un'associazione che si occuperà di Papà.
si chiamerà Professione Papà (logico no?!).

il suo scopo sarà quello di promuovere, ideare e fornire assistenza e formazione relativa a tutte le problematiche inerenti la paternità.

corsi per neo papà (tempo fa ho anche scritto qui sul blog il programma di un corso del genere)
assistenza ai papà che si separano e hanno bisogno di assistenza per riorganizzare la loro vita coi figli
mediazione familiare per i papà che, con la mamma dei loro figli dalla quale si stanno separando, vogliono riorganizzare la vita familiare in maniera meno traumatica possibile per i loro bambini.

sarà il mio hobby, la mia estensione intellettuale, il mio arricchimento personale, il mio impegno per il tempo libero.

allora dai, forza, avanti con lo statuto, l'oggetto sociale, la partita iva, l'ideazione del corso per neo papà, la sua organizzazione, la sua promozione, ma soprattutto dai, che la sera si ricomincia a studiare un po', che imparare è una delle cose per cui vale la pena vivere.


auguri a me.
sarà bellissimo poter dire: mi piaceva, era un mio sogno, ho provato a realizzarlo.





post scritto ascoltando Andrés Segovia - Le più belle interpretazioni

tuo, Pisel.

chissà se Caropallo era felice?
me lo sono sempre chiesto. da quando ho cominciato a confrontarmi con lui, da uomo, intendo.
chissà se dietro tutto quel parlare, scherzare, interpretare la parte che più gli piaceva, quella dell'ironia, della battuta pronta, dell'ascolto pronto alla ribattuta, c'era spazio per sentirsi davvero felice.
chissà se la sera, solo, era contento di aver portato a termine il suo più grande progetto, di aver evitato la cosa che più lo preoccupava e cioè non instaurare rapporti di profondo amore con chicchessia senza però restare solo.
chissà se riusciva davvero a vivere in equilibrio fra i molti amici che aveva e i pochi amori ai quali si concedeva.
chissà se - poi - tutto questo scappare dall'amore, responsabile di avergli fatto perdere il padre, stroncato dal dolore per la perdita della madre, lo ha davvero tutelato, difeso, reso immune dal dolore o addirittura reso felice.
per mille mercoledì sera - da piccolo - ho atteso che arrivasse a cena da noi, come si aspetta che si aprano le tendine del teatrino, ho ascoltato a bocca aperta i suoi racconti di fidanzate scelte per i menù cucinati, per i colletti stirati e per la capacità di dileguarsi una volta terminata la serata.
per anni ho ascoltato le superscazzole inventate per prenderci in giro, per farci ridere, per mischiare il serio col ridicolo, ed ho imparato a conoscere punti di confine tra l'educazione e l'ironia, tra la forma e la sostanza, tra il raccontabile e l'indicibile, tra la franchezza e l'incoffessabile.
Caropallo scappava dall'amore, ma il mercoledì sera, per anni, veniva a fare il pieno d'amore a casa nostra, a respirare l'aria della vita che aveva deciso di non vivere, dalla quale aveva deciso di scappare.
eravamo i figli che non aveva voluto ma che poteva amare lo stesso senza controindicazioni, la moglie che forse sognava e che poteva ammirare senza paura di trovarsela davanti a casa con le valigie, l'amico che non lo giudicava per le giacche improbabili o le scarpe della Postalmarket, presso il quale poteva rifugiarsi con serenità.
Entrava in casa e mia madre lo coccolava e lo abbracciava: "Ciao caro Paolo". Fu un attimo sentirsi chiamare Caropallo da due cucciolotti innamorati e ammirati quali eravamo io e mia sorella.
Da lì il suo nome non cambiò più. Addirittura un giorno una letterina d'amore di mia sorella - forse una lettera dall'estero - cominciò con "Carissimo Caropallo". Fu bellissimo, anche per lui. L'amore l'aveva raggiunto.
Caropallo non sapeva far coccole, nè baciare, e forse neppure fare regali. non gli si poteva saltare in braccio, arruffare i capelli e nemmeno era gradito fare chiasso o chiedere di giocare.
Caropallo si doveva solo ascoltare, ma con attenzione, perchè la suprescazzola e lo scherzo erano dietro all'angolo e caderci era un attimo.
Caropallo raccontava di mille amanti, più o meno una per ogni giorno della settimana, ma nessuna più di un giorno, organizzava feste a casa sua piene di gente, faceva sport ed era sempre il centro organizzativo di tutto e poi c'era l'organizzazione della sua solitudine, fatta di freezer riempiti dalle sue "fantesche" o da qualche nuova conquista in cerca del suo punto debole.

Caropallo non parlava mai d'amore.

Poi siamo diventati grandi e del gioco e degli scherzi è rimasta solo una lieve traccia, sempre richiamata, sempre rievocata, come punto di convergenza delle nostre vite, ma è subentrato l'ascolto.
Caropallo sapeva ascoltare, sapeva connettersi alla tua vita con l'intensità che solo chi conosce ogni virgola della tua vita può fare, e solo chi ha studiato per anni ogni tuo battito di palebra può essere in grado di fare.
In tutti quegli anni passati a parlare solo lui, aveva tenuto gli occhi aperti, le orecchie tese, il cuore pronto e quando è stato il momento delle scelte adulte, i suoi mercoledì sera - più radi - sono diventati un momento in cui era possibile "consegnare" ad un testimone della nostra crescita, lo scorrere della nostra vita.
e i commenti erano caldi, attenti, arguti, fini, perchè Caropallo, che non era un papà, non era un fratello, non era un zio, per noi - solo per noi - aveva aperto una porticina della sua fortezza e aveva lasciato che un po' di amore si intrufolasse.
e una sera, a noi - solo a noi - di fronte alle nostre famiglie e a nessun altro, raccontò di suo padre e di sua madre, facendo finta di raccontare una cosa casuale. non c'era niente di casuale.
quella sera Caropallo ci ha voluto proprio dire perchè non ha avuto il coraggio di scegliere l'amore come tuttti noi stavamo facendo ed avevamo fatto. quella sera - solo a noi - ha fatto capire che tutte le parole d'amore sentite in casa nostra, le aveva capite benissimo e se ne era cibato.
quella sera ho avuto la conferma di quanto nel fondo del mio cuore ho sempre saputo e cioè che tutte le battute, le superscazzole, gli scherzi, le paste portate in numero sbagliato, i pomeriggi allo stadio a vedere il Genoa, gli aperitivi della casa bevuti a casa sua a raccontargli la mia vita, il suo perseverare a chiamarmi Pisel come a 6 anni, anche se ne avevo 43, erano le sue parole d'amore e io non me ne sono mai persa una.

ciao Caropallo, stasera ho il cuore piccolo piccolo, ..... si il cuore, quello che non nominavi mai se non perchè ti costringeva ad andare in cyclette; .... no, non quello rossoblù che tifava Genoa,........ dai ora puoi dirmelo, quello con cui ci amavi, mi amavi, quello che ti ha tenuto stretto a noi per tutta la vita.

ora, almeno, so per certo che sei felice.

ciao Caropallo. tuo, Pisel.