Matti è mio nipote, io sono lo zio. che figata!
quando sei lo zio puoi dirle veramente tutte, tanto non devi educare, non devi essere coerente, non "devi" niente. se poi sei anche lo zio lontano, nei brevi momenti di frequentazione non ti resta che lo spazio per pochi "aforismi" con i quali puoi davvero divertirti a fare la sintesi del senso della vita sperando di diventare un mito indimenticato e indimenticabile. la butti lì, sperando di passare alla storia e va a finire che semmai, con una frase incisiva lasci più segno di miliardi di parole e insegnamenti che i genitori si sono sfiniti a fare e rifare ad ogni occasione.
Matti ha gli occhi vivi e inquieti dei 13 anni, ha la curiosità dell'adolescenza e l'ansia della vita che bussa alle porte e comincia a fargli delle domande.
cosa vuoi fare da grande?
che liceo farai?
Matti ormai lo sa che non può dare l'unica risposta che verrebbe da dare e cioè un bel urlo che dice: CHE CAZZO NE SO. Sa che deve fare sul serio, quindi si guarda dentro per cercare di scovare qualche passione latente, qualche indizio che gli suggerisca se lui per caso non sia - che so - un artista, un musicista, un medico, un avvocato. chissà cosa vede, cosa sente. magari niente. cosa ne sa dell'architettura, della medicina, dell'ingegneria.
Che cazzo ne sa Matti di come si deve sentire un 13enne per sapere se sarà questo e quest'altro? si però sarebbe meglio - gli diranno - avere già un'idea di massima così il liceo lo scegli già "di un certo tipo".
beh sapete cosa direi a Matti se fossi seduto con lui sul molo di Camogli a leccare un gelato con le gambe a penzoloni?
gli direi: evita ciò che già detesti, perchè quello - se ora lo detesti - andando avanti lo odierai.
poi gli consegnerei queste poche regole che ho rastrellato sul mio cammino ed ho sempre tenuto a mente per i semplice fatto che quando me ne sono allontanato o me ne allontano NON SONO STATO FELICE.
1. bisogna essere felici/:
e di conseguenza fai attenzione a concetti come bisogna produrre, non devi deludere, devi aver successo, devi essere ricco, devi essere migliore di non so chi ...... etc etc.
2. bisogna avere la testa dove si è:
tutte le volte che si è a scuola ma si vorrebbe essere fuori, si è con una persona ma si vorrebbe essere con un'altra, quando si fa una cosa ma si passa il tempo a desiderarne un'altra, si è infelici. tutto quello che ti permetterà di avere la testa dove sei è da tenere in grande considerazione e priorità per la tua vita. una cosa che interessa e appassiona ha una marcia in più rispetto al resto. poi tutte le scuole come tutti i lavori sapranno annoiarti e stancarti, ma quello che ti interessa ed appassiona per lo meno, ti ha interessato ed appassionato (eccheccazzo!!).
3. dai soldi bisogna pretendere una sola cosa: non dover pensare a loro, nè perchè sono troppo pochi nè perchè sono troppo tanti.
quindi attenzione alle scelte troppo "filosofiche" e poco pratiche perchè alla lunga ti lasciano miscio (povero) ed attenzione alle carriere divoranti che ti possono fare ricco ma ti svuotano la vita.
4. le tre cose per cui vale davvero la pena vivere sono: amare, imparare e vedere crescere i prorpi figli.
tutto il resto viene DOPO e ti consiglierei di soffermarti a lungo sulla parola DOPO. Se per caso anche tu condividerai che il resto debba venire DOPO queste tre perle della vita, ecco che ti capiterà di fare grandi pensieri su quanto TEMPO ti occorrerà per goderti quello che deve venire PRIMA. le riflessioni sul TEMPO saranno immense e profonde. ti troverai a ragionare sul fatto, per esempio, se sia più ricco chi guadagna uno stipendio discreto ma tutte le sere mangia con sua moglie ed i suoi bambini e li mette a letto o chi stra-guadagna ma non sa nemmeno se al figlio sono cresciuti i dentini o se uno di loro ha preso un certo voto a scuola. oppure ti domanderai se è più felice un manager al top della carriera, senza famiglia e senza una casa, o un uomo che riesce ad avere una donna al fianco con la quale condividere le gioie della vita. infine ti auguro di riuscire a darti presto una risposta relativa alla differenza che c'è tra il divertimento inteso come cazzeggio vuoto e l'imparare inteso come passione piena. imparare è un'avventura che si compie dentro se stessi insostituibile. imparare a giocare a calcio (lo uso come esempio perchè so che non ci giochi) oppure imparare a progettare un ponte non vuol dire solo diventare bravi a farlo, ma vuol dire insegnare a se stessi e misurare se stessi con una disciplina fatta di regole, avversari, compagni, difficoltà, differenze, ingiustizie, confronti, paure, insuccessi, successi.
sul crescere i propri figli non dico niente perchè credo che sia una cosa così "animale" e personale da non poter essere commentata.
un'ultima cosa: tutte le volte che ho amato o cercato di amare, imparato o cercato di imparare, cresciuto i miei figli cercando di farlo bene, ho sempre sbagliato molto, faticato molto e mi sono ritrovato felice.
tutte le volte che ho cazzeggiato o cazzeggio, fatico poco però mi annoio e mi sento infelice.
buoa vita Matti, ci vediamo sul molo di Camogli.
4 commenti:
ah, come sarebbe stato grandioso se qualcuno, dico, quanlcuno, mi avesse parlato cosi', a quei tempi! Sono cose che si imparano, faticosamente, solo dopo...
Bacino coi lucciconi.
Gliela stampo e gliela metto sotto l'albero.
La mamma di Matti nonchè tua sorella.
Io ho una sorella. Meno portata ai discorsi.. più concreta.. un esempio per me in molte situazioni...e da cazziare mortalmente in altrettante. Mi piacerebbe che dicesse queste cose ai miei figli. Nell'attesa.. io posso sempre dirle a Giovi, il mio nipote-quasi-13enne :o)
grazie..un bacio a te e francesca e buon post-natale..........
mi sembrano buone ricette, io a mio nipote che ne ha 17 e che ancora non ha piu'la piu' pallida idea di cosa vuole fare e che sembra non voler fare nulla, non riesco a tirare fuori nulla delle sue passioni embrionali e tantomeno ad insegnare qualcosa, qualcosa che non siano solo parole; e ho il terrore di trovarmi con i miei figli nello stesso limbo di apparente apatia
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