quando ero un ragazzino, amavo già molto il mondo dei piccoli, ero attento, curioso, interessato.
la spiaggia di camogli era il mio luogo d'osservazione preferito. mi piazzavo sotto l'ombrellone e osservavo.
osservavo quella rimbambita della mia vicina che rincorreva il figlio con la pappa nel piattino emettendo i suoni più idioti e più affascinanti sperando che quel viziato del figlio mangiasse, e lui tiranno che apposta non mangiava.
osservavo quel buzzurro dell'ombrellone dietro che rispondeva al figlio che gli urlava dalla riva "papi guardami" senza avere la compiacenza di insegnargli a avvicinarsi e parlare piano.
ascoltavo quella di dietro che raccontava sconsolata che ogni sera si trovava il figlio piccolo nel letto, ma si capiva perfettamente che le faceva piacere.
inorridivo a sentire le sfuriate di quella sulla battigia - mai vista - che dava una ripassata al figlio urlando e strattondolo per un braccio per portarlo via dall'acqua dove si era cacciato senza permesso.
mi mettevo le mani nei capelli a vedere quell'oca dell'amica di mia sorella che baciava figlio e figlia sulla bocca, mischiando amore materno con gestualità adulte.
quasi mi imbarazzavo ad ascoltare le idiozie che uscivano dalla bocca di un papà - sicuramente boy scout - che con voce scanzonata dichiarava di essere il lupo mangia frutta e voleva a tutti i costi mangiarsi la mela, e dietro a correre, con la sua bella panza, dietro a un nanetto sovraeccitato.
avevo le mie belle idee chiare, rigide, dogmatiche.
poi sono nati samuele e alessandro e, piano piano, ho capito tutto il mondo che c'è dietro l'educazione di un bimbo. un mondo fatto di regole di riferimento che però devono essere mediate, smussate, alleggerite, soppesate, somministrate goccia a goccia, a seconda del momento, dell'età, dell'andamento della vita dei figli e delle vita della famiglia, addirittura a seconda dell'andamento della giornata. è un equilibrismo fatto di piccole sfumature e piccoli movimenti, è una ricetta da farmacista da realizzare con la più precisa delle bilance. e tutti giorni una ricetta diversa, tutti giorni ingredienti diversi, in quantità diversa, tutti i giorni un tono diverso, una parola diversa, un'idea diversa.
e allora può essere che un giorno sia giusto rincorrere il proprio cucciolo con la forchetta, un altro lasciare che urli senza essere sgridato, oppure portarlo ogni tanto nel lettone, o fargli provare l'ebbrezza di averti trascinato nel loro gioco preferito dove tu rincorri la mela che scappa urlacchiando opuure fargli sentire un po' il guinzaglio corto con una bella sganassa sulla guancia se fa troppo il monello.
e poi ci sono le labbrine umide, protese verso di te la sera prima di andare a nanna, che se per caso gli fai sentire l'umido ti senti dire "papi, che schifo" ma che ti danno l'emozione di avere accesso al mondo degli angeli, con gesto semplice e tenero.
quante cose che non sapevo, a Camogli sotto l'ombrellone .......
9 commenti:
La rigidità che si h quando non si conoscono dall'interno le situazioni..io mi ricordo che a vent'anni, con aria spocchiosa, dicevo "Quando parlerò di pannolini e di tate sparatemi!". Per fortuna nessuno mi ha dato retta, da tempo non sarei qui a scrivere.... ;)
E' anche una prerogativa della crescita, credo. Io "so" molte meno cose di quante ne sapevo quando avevo 20 anni e ho infinite certezze in meno, in generale e nel mio essere mamma. Figuriamoci che non solo, come Laura, mi credevo immune dal parlare di pappe e pannolini ma addirittura assertivo con certezza matematica che non ci si separa con un figlio.. ci sarebbe da scrivere tanto e di tante sfaccettature che il ruolo di genitore impone/comporta ma credo che alla fine basti il cuore e un po' di buon senso.
E' sempre un piacere leggerti.
Sante parole.
oh....bentornato Rosco :)
come sempre sante parole....ma a volte ci si aggrappa anche a certezze che gia' sappiamo non essere piu' tali...quando si e' nell'acqua alta...cosi', per avere un salvagente :)per credere che "io so come si fa"
poi si torna a riva, si abbandona il salvagente, e si riparte...
ciao
mommi
:D
... hai lo sguardo che sorride, tu.
come ha gia' detto fux sante parole!!!
tante non ne sapevo neanche io, prima di avere un figlio...che sarebbe stato così faticoso (fatica fisica e mentale), che non avrei avuto più tempo da lasciar passare per il solo gusto di perderlo (mille e mille cose da fare, sempre, e sempre qualcosa che resta fuori!), che avrei avuto la lacrima facile tutte le volte che avrei cantato La tartaruga di lauzi (ogni volta, anche se, da quando è nato, l'ho cantata allo sfinimento).eppure se mi volto alla vita di prima, per quanto ricca fosse, adesso, mi pare tanto povera di senso...
Già... quando si passa da questa parte della barricata si capiscono tante cose...
Prima si storceva il naso al ristorante per un pianto di un bambino che disturbava, oggi ci si guarda con mia moglie con tenerezza... e poi si guardano le nostre due gioie.
I figli sono assolutamente una parte fondamentale della nostra vita, ma solo quando li hai, capisci che non potrai mai perderli.
E anche io confesso di aver assistito a disagio ai baci dei genitori con i figli... eppure è come una droga, come dici tu... è amore allo stato puro.
Danilo
www.DaniReef.com
Le idee dogmatiche le avevamo tutte da giovani (e non solo sui figli).
Per fortuna mi hanno tolto le paturnie le cuginette piccole e le nipoti, sennò, sai il trauma che mi sarebbe venuto con i figli.
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