Io a mia moglie gliel’ho detto dopo qualche tempo che ci siamo conosciuti. Guarda che tu non mi conosci. Eh si perché a quei tempi una persona che non mi avesse mai visto con un fianco scorticato, con una borsa del ghiaccio sul ginocchio, con lo sguardo assente perché concentrato sulla partita di campionato del sabato, o con l’umore sverso per una sconfitta, con la tensione del sabato mattina prima di entrare in campo, con la grinta e la furia da combattente durante il match con la soddisfatta stanchezza dopo una vittoria magari con un goal mio, beh … chi non mi aveva mai visto così, non poteva dire di sapere quale fosse la mia anima.
Col calcio fu amore vero, 26 anni di passione, a cominciare dalla scuola calcio col burbero signor Barich, un vero educatore, un vero formatore di piccoli uomini - che i genitori sfigati criticavano e temevano, per paura che gli sformasse i loro figli già senza spina dorsale a 6 anni – per finire con tutto il mega gruppo di amici con i quali ho condiviso battaglie, sogni, alleanze, lotte per l’onore, amicizie al di là dell’età, del ceto sociale, dell’educazione, ma basate sulla lealtà, lo spirito di squadra, la passione. Sentimenti d’altri tempi.
Era uno sport senza soldi, senza spettatori, senza stampa, senza mezzi, con la gioia delle maglie nuove pagate da qualche pazzo sognatore e, gli ultimi anni, autofinanziate. Ricordo migliaia di partite con gli spalti vuoti, al massimo con qualche fidanzata che aveva qualcosa da farsi perdonare, con signori sfigati a fare da guardialinee perché l’arbitro veniva da solo.
Ricordo il disagio quando la mia squadra, per potersi permettere due o tre anni di sport ancora per tutti, mi vendette ad una squadra più forte. Ero lusingato ma triste. Mi pagarono 4 milioni e mezzo. Era l’anno che Vialli passò alla Juve per 45 miliardi. ….. più o meno …..
La squadra nuova pagava 10.000 lire a punto, ogni vittoria 20.000. Ed io, quando incassavo, andavo all’uscita dell’allenamento dei miei ex compagni e pagavo a tutti da bere. Non concepivo di prendere soldi per giocare.
Samuele 5 anni,è portatissimo per il calcio ed ha voluto provare la scuola calcio, la mia stessa, l’ALBARO CALCIO.
L’ho portato ad un allenamento e mentre lo vedevo sgambettare senza capo ne coda, felicissimo, mi sono chiesto: gli insegneranno la lealtà? Gli insegneranno ad applaudire all’uscita la squadra avversaria se ha vinto? Gli insegneranno ad alzarsi in piedi subito se il colpo preso non è stato forte? A rispettare l’arbitro a prescindere? A rispettare l’allenatore a prescindere? A dare la mano all’avversario dopo uno screzio? A rispettare chi è più forte e chi è più scarso? Ad allenarsi anche se si è panchinari? A non saltare gli allenamenti per rispetto ai compagni? A prendersi la responsabilità dei compagni di squadra più giovani? Ma soprattutto gli insegneranno che il calcio è un gioco?
Il signor Barich insegnava tutto questo.
Il calcio “vero” fa schifo. Personaggi da grande fratello in campo, trasmissioni volgarissime, soldi e ancora soldi da fare venire nausea. Chissà che questa cultura non sia già risalita alle scuole calcio? Il dubbio ce l’ho.
Parlotto con un papà che mi chiede: Tu giochi?
Io: Giocavo! e mentre lo dico penso che chi mi incontra adesso, che non gioco più, non tifo più, e vado allo stadio solo per stare un paio d’ore con mio padre – ora si - conosce la mia vera anima. Ho l’anima del rugbista non del calciatore. La frase di Beppe Grillo "Il calcio è uno sport che bisogna cominciare a odiare" è stata un pugno nello stomaco ma ora la condivido.
A fianco a me una madre grida come una matta al figlio "Tira, imbranato!". Penso "mi spiace signora ma suo figlio è negato, niente notorietà, niente nuora velina, niente tv, soldi, e se continua così sarà pure complessato".
Alzo gli occhi, cerco Samu nel mucchio di bimbi che si affollano intorno alla palla. Non lo trovo. Mi volto, guardo in porta, non c’è. Mi allarmo un po’ ma alla fine lo vedo, laggiù, si è appartato vicino al calcio d’angolo, con un altro bambino.
Mentre l’azione impazza lui gli sta insegnando le capriole che ha imparato a Karate.
Per ora sono salvo. Si torna a casa.
10 commenti:
È un post bellissimo: mi hai quasi fatto rimpiangere di non aver mai giocato a calcio. Il che, per una che fino a 25 anni ha sempre evitato come la peste l'attività fisica e tuttora diffida dello sport, è un bel colpo ;-)
Un bacione a Samu karateka
Chiara
mhhh.. io continuo a rimandare quando il nano chiede di andare a scuola calcio, ho le stesse tue paure. Ho giocato a pallavolo per 15 anni, ed è stato bellissimo, ma il calcio di oggi mi fa paura... Claudia
karate, pallanuoto, rugby, judo, sci, tennis (insomma)..... ambienti sani.
il resto .... mhm ....
rosco
Quando Edoardo, il mio secondo figlio, mi chiese di fare calcio, egoisticamente gli dissi di no, ma non per pregiudizio, solo perchè non avevo nessuna intenzione di starmene ore al freddo ad aspettarlo! Gli proposi pallamano, per ragioni famigliari, visto che mio fratello aveva giocato per anni in serie A, e perchè è un gioco di squadra che si gioca al chiuso! E' stata una scelta vincente, perchè Edoardo si diverte, gioca con una certa soddisfazione in un ambiente che davvero è sano, a parte alcuni episodi sconcertanti di genitori di altre squadre con un tifo un po' troppo violento.
ma come si fa ad avere un tifo violento, mi chiedo. E' atroce. Che insegnamento diamo ai figli....
a volte mi chiedo se sia giusto crescere un figlio nella non violenza sapendo che verra' schiacciato a scuola.
Sei salvo...meglio se avessi una figlia femmina però...perchè Samu è ancora piccirillo e l'onnipotenza che gli dà adesso il karate sarà sostituito dal gusto di essere squadra e fare avanti e 'ndrè per un campetto d'erba sintetica provando quel brivido di fare rete o quantomeno di buttarsi tutti per terra a fare festa...se invece continua a fare karate...voi mette che culo tua moglie, con i tempi che corrono ad avere un figlio che sa difenderla?
Bacioni da
Gra
p.s. Era talmente bello il post sulla Gina che i commenti erano superflui
Non posso resistere, DEVO dirtelo... che mio padre, l'inimitabile "Sig.Papi l'eroe", ha amssso di seguire il calcio, ed ora è un appassionato di partite di rugby. E, la settimana scorsa, abbiamo trascorso 1 ora intera a parlare dell'incredibile lealtà che si respira sul campo da rugby, e delle regole (seguite da tutti), nate per elevare a valore imprescindibile il rispetto verso gli altri esseri umani.
^-^
sai molto bene cosa dovrebbe dare lo sport a tuo figlio, quindi te ne accorgerai quando non gliele darà, e non sarà troppo tardi.
bello il tuo blog!
giuliana
Non posso che darti ragione. Anche io ho sempre giocato. Un anno avevamo addirittura avuto lo sponsor "billy", quello dei succhi di frutta. E mi pagavano in buoni, per il bar ... adesso che ho una figlia, sono contento che sia femmina perchè potra fare tutto, dalla ballerina a pallavolo, ma non quello che si ostinano a chiamare calcio
ho avuto un sussulto leggendo " albaro calcio"....io abito a bologna, ma sono di s.martino ( d'albaro...appunto...) e ho letto il post catturata da quella localita'....ma potrei averlo scritto io...quel post...e sono contenta che franci ( mio figlio) abbia la scelta del basket, qui a bologna....anche se FORSE quest'anno PROVERA' il calcio...ma nel fratempo ha avuto ( e HO avuto) 10 anni di tregua...e lui 10 anni per rinforzarsi un po' verso un ambiente che non amo, che non trovo adatto ai bambini, che insegna poco rispetto...purtroppo, a discapito di uno sport che sarebbe bellissimo.
mommi
www.scrappinghome.blogspot.com
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