Pensavamo di diventare 2 e 1/2 e invece siamo
diventati 4 - il Triangolo primario
Quando si esce dalla sala parto in quanti si è? Eh … bella
domanda … . C’è la mamma, il papà e un piccolo esserino che a malapena apre gli
occhi, che timidamente o imperiosamente piange, che se proprio è un gigantone
pesa 4 kg, non si muove, se non piange grugnisce un po’ fa qualche rumorino,
oppure dorme, visto che non è detto che
sia già attaccato alla tetta della mamma, suo luogo preferito e che rimarrà
tale per un bel po’ di tempo.
Dai contiamo, quanti si è? 2,1? No dai vabbè lui/lei ha un
nome, è un’entità ormai ben definita, la si può vedere, toccare, baciare,
annusare. Non è mica come prima che per accorgersene bisognava sentire i
movimenti nella pancia, i calcetti, oppure soltanto pensarla o immaginarla. Questo
conteggio non è convincente.
Dai, facciamo che si è 2 e ½? Mmm, non è convincente nemmeno
così; ½ sembra un po’ poco. Lui/lei è
piccolo però è tutto quello che si voleva,
che si è sognato molto per tanto tempo e moltissimo durante questi nove mesi. Vabbè che non parla, non può
dire la sua e non sembra nemmeno che capisca tanto dove sia capitato, ma ½ e
troppo poco. Ad essere proprio realisti sembra che ci sia solo lui/lei, sembra che tutto il mondo sia tutto concentrato li,
nei suoi occhi appena socchiusi, nel suo respiro veloce, nel suo pianto serratissimo.
E’ sicuro. Lui/lei, anche se ha 5 minuti di vita vale 1. E’ ufficiale usciti
dalla sala parto si è in 3.
Eppure, c’è ancora qualcosa che aleggia nell’aria, qualcosa
che sembra non essere stato ancora conteggiato. Non è tanto un conteggio delle
persone che ora costituiscono il nuovo nucleo famigliare, ma piuttosto una
sensazione che il sistema adesso sia un po’ più complesso, articolato.
Facciamo così, non contiamo le teste, contiamo i rapporti
che ci legano, contiamo le relazioni, magari facendo così riusciamo ad avere un
quadro della situazione più preciso.
Rapporto mamma – bimbo. Quello c’è da nove mesi, dal giorno
in cui la mamma ha visto la righetta sul test di gravidanza, oppure ha sentito
una sensazione diversa dal solito che le ha fatto capire di essere
meravigliosamente “abitata”, oppure da quel giorno in cui una mamma, un papà o
un marito/compagno guardandola negli occhi le ha detto, vedendo in lei una luce strana: “secondo me
sei incinta”. Ecco quei due li stanno assieme già da nove mesi, ora finalmente
si possono vedere, toccare, annusare, ma si conoscono da un bel po’. Sono due
veterani. E siamo a n.1 rapporto.
Rapporto papà – bimbo. Il papà ha visto uscire la sua
testolina spettinata mentre era intento a incoraggiare la mamma, coccolandola,
dicendole che era bravissima e che stava andando tutto bene; in qualche modo è
riuscito a non svenire o non piangere come l’uomomenoviriledelmondo,
limitandosi a sorridere e a dire goffamente l’unica cosa non vera e cioè “è
bellissimo”. In realtà stava pensando: “mioddio tesoro come sei accartocciato,
speriamo che qui succeda qualcosa perché sembri E.T.”. Insomma, quando escono
dalla sala parto, papà e bimbo si conoscono da 5 minuti e uno dei due ha dei
forti dubbi sulla bellezza dell’altro, ma per l’impegno a stare vicino alla
mamma in sala parto e per l’instancabile corteggiamento che il papà ha fatto al
bimbo ronzando come un curiosone attorno al pancione della mamma, si merita di
essere conteggiato tra i rapporti esistenti nel nuovo nucleo famigliare, quindi
siamo a n.2 rapporti.
Rapporto mamma-papà. La coppia che per amore ha deciso di
mettere al mondo un piccolino. Lasciamo perdere che in alcuni casi, durante il
parto, lei potrebbe aver insultato lui per averla messa in quella situazione, o
potrebbe aver usato il compagno come parafulmine sul quale sfogare tutta la
tensione del parto, o addirittura potrebbe averlo usato come sacco da pugilato
per scaricare fisicamente lo stress del parto. Lasciamo perdere che in alcuni
casi il marito potrebbe aver passato il periodo del parto sdraiato su un
lettino e seduto goffamente su una poltrona con i Sali per rinvenire da uno
svenimento. Lasciamo perdere che in alcuni momenti degli ultimi mesi e in
quelli passati nella sala parto potrebbero essersi leggermente affievolite le
occasioni di intimità, di spensieratezza o di giocosità per lasciar spazio alla
concentrazione della performance della nascita, fatto stà che quella è una
coppia, anzi è LA coppia che governerà la nuova famiglia, quindi nella conta
dei nostri rapporti, all’uscita della sala parto si è sicuramente a n.3.
Quindi è fatta! Se contiamo le persone, si è in n.3, se
contiamo i rapporti sono n.3.
Eppure, … nel conteggio manca qualcosa. Qualcosa di nuovo
che aleggia nell’aria, che - a dir la verità – forse aleggiava già prima di
entrare in sala parto, addirittura anche prima di arrivare all’ospedale. Di
più, a pensarci bene, si potrebbe dire che si ha la sensazione che ci possa
essere qualcosa che è nato da tempo; qualcosa di profondissimo, quasi
silenzioso, una sorta di traccia sotterranea di filo rosso, che ha preso
lentamente forma negli ultimi nove mesi e che si ha l’idea non si esaurirà mai.
Un filo rosso, un’idea comune, una meta comune, che hanno indirizzato tutte le
scelte, i discorsi, i progetti, i sogni, degli ultimi tempi e con un’intensità,
una profondità ed una forte sensazione di responsabilità che si ha la
sensazione non si esaurirà con la semplice uscita dalla sala parto, ma che
anzi, vede la sala parto come il vero inizio. Tutti i discorsi, i sogni, i
pensieri, i progetti degli ultimi nove mesi altro non erano che la preparazione
al vero momento che segna l’inizio. L’inizio di un’altra vita, l’inizio di un
progetto insieme, l’inizio di una responsabilità congiunta, l’inizio di un
percorso di crescita e trasformazione ineluttabile, l’inizio di un nuovo
compito, di un nuovo ruolo. Il ruolo di genitori. Ecco! Quando si esce dalla
sala parto non si è soltanto una coppia alla quale si deve sommare un bimbo,
conteggiandolo a seconda dei punti di vista 0,1 oppure ½ o addirittura 1,
quando si esce dalla sala parto il conteggio è un po’ più articolato: mamma +
papà + bimbo = 3 persone, però se contiamo i rapporti in gioco, che legano
questi nuovi n.3 compagni di viaggio il numero che otteniamo è n.4.
Mamma-bimbo, Papà-bimbo, Mamma-Papà (rapporto di coppia), Mamma-Papà (rapporto
di genitorialità).
Ecco, adesso è tutto più chiaro.
Accidenti, si entra in sala parto che si è una coppia
(conteggio: n.2 persone, n.1 rapporto, di coppia) e siamo usciti che si è in n.3
persone e n.4 rapporti. Quindi a voler
essere precisi come dei farmacisti, in sala parto non nasce soltanto un piccolo
esserino, ma nasce una famiglia. Lo so potrebbe sembrare una banalità ma è tutt’altro.
Infatti se ci si sofferma ad analizzare il nuovo sistema, si
nota innanzitutto che si tratta di un sistema che per funzionare bene deve
avere ben n.4 ingranaggi in buona manutenzione. Questo significa che dal
momento in cui si esce dalla sala parto la nuova famiglia funzionerà soltanto
se tutti e n.4 i rapporti saranno rapporti soddisfacenti. E non è poco,
soprattutto se si fa il confronto con la coppia dove il rapporto da tenere in
buona salute è soltanto n.1.
Il nuovo assetto famigliare, quindi, chiama Papà e Mamma ad
un grande lavoro; si dovrà partecipare ad un meraviglioso gioco con difficoltà
livello 4 mentre fino al giorno prima si stava giocando ad un gioco con livello
di difficoltà 1.Per la cronaca, per chi ha due figli il livello è 7, per chi ne ha 3 il livello e 11. Tanti auguri!
Federico Ghiglione - Pedagogista
Ideatore Progetto Professione Papà
www.professionepapa.it
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