pronto amore!

dal marciapiede della stazione il quadretto era il seguente: mia suocera sorridente al centro del finestrino, già a dettar regole, che da quando è in pensione e non fa più la prof. un po' le manca e allora si esercita coi nipoti, Samu (6,5 anni) con la faccia di quello che "si vabbè ti saluto, ora vai però che le cose sdolcinate non mi piacciono", il piccolo Alino (3,5 anni) eccitatissimo di essere sul treno ma con un faccino un po' interrogativo tipo "si il treno è bello ma mi sa che fra un po' noi andiamo via e voi due restate qui".
io e mia moglie contenti a dire frasi di incoraggiamento, a far festa a questo bel viaggetto in treno verso la campagna con la nonna (e la bisnonna che è già là ..... mioddio!!!) per evitare momenti troppo strappa lacrime o scenate del cucciolo, che sugli addii è sempre un po' triste. inoltre - non neghiamocelo - ci diamo un tono anche per cercare di restare in equilibrio tra la necessità di non sembrare troppo euforici agli occhi della nonna alla quale abbiamo sbolognato i figli per sette giorni (che meraviglia) ed il timore di far trasparire agli occhi dei nostri figli la commozione di vederli andare via senza di noi.
parte il treno. Alino abbozza un faccino triste, i nostri saluti aumentano, il cuoricino si stringe .......... e vai cavolo, non potrebbero partire un po' più veloci sti treni, sembra lo facciano apposta.
abbiamo gli occhi lucidi e non ci guardiamo per reciproco rispetto della privacy, poi ci incamminiamo verso la nostra settimana di vacanza in città, con tanto lavoro e pochi orari (finalmente), niente corse all'asilo e niente rientri a casa volanti prima che la tata se ne vada, senza orari per la cena senza nonne da chiamare per il cinema senza culetti da pulire, marachelle da sgridare, dita nel naso da rimproverare, senza pigiamini da infilare e bimbi recalcitranti da domanre per far dormire, senza vocine nella notte che chiamano, senza corpicini messi storti nel lettone alla mattina a dare fastidio ........ e gioia.
sette giorni di libertà, di vacanza noi da loro e loro da noi.
tutta salute per tutti, mi dico con mia moglie tutti i giorni..........

pronto amore, sono papà.
(Alino)ciao, quando mi vieni a prendere?
Ci vediamo domenica.
quand'è domenica? oggi?
no piccolo, è fra qualche giorno. (groppo alla gola)
vabbè ti passo la nonna.
si ciao, fai il bravo.

pronto amore, ho pensato che forse potremmo dire a tua madre che nel week end andiamo su in campagna a prender i cuccioli.
si, le ho già telefonato. le ho detto che magari potrebbero tornare giù venerdì anzichè domenica.

ecco, appunto, che qui con sto silenzio e sta casa vuota non si sa più come andare avanti e di tutta questa libertà non si sa più che farsene.
sabato portiamo i nostri amori al mare.

sotto l'ombrellone

quando ero un ragazzino, amavo già molto il mondo dei piccoli, ero attento, curioso, interessato.
la spiaggia di camogli era il mio luogo d'osservazione preferito. mi piazzavo sotto l'ombrellone e osservavo.
osservavo quella rimbambita della mia vicina che rincorreva il figlio con la pappa nel piattino emettendo i suoni più idioti e più affascinanti sperando che quel viziato del figlio mangiasse, e lui tiranno che apposta non mangiava.
osservavo quel buzzurro dell'ombrellone dietro che rispondeva al figlio che gli urlava dalla riva "papi guardami" senza avere la compiacenza di insegnargli a avvicinarsi e parlare piano.
ascoltavo quella di dietro che raccontava sconsolata che ogni sera si trovava il figlio piccolo nel letto, ma si capiva perfettamente che le faceva piacere.
inorridivo a sentire le sfuriate di quella sulla battigia - mai vista - che dava una ripassata al figlio urlando e strattondolo per un braccio per portarlo via dall'acqua dove si era cacciato senza permesso.
mi mettevo le mani nei capelli a vedere quell'oca dell'amica di mia sorella che baciava figlio e figlia sulla bocca, mischiando amore materno con gestualità adulte.
quasi mi imbarazzavo ad ascoltare le idiozie che uscivano dalla bocca di un papà - sicuramente boy scout - che con voce scanzonata dichiarava di essere il lupo mangia frutta e voleva a tutti i costi mangiarsi la mela, e dietro a correre, con la sua bella panza, dietro a un nanetto sovraeccitato.

avevo le mie belle idee chiare, rigide, dogmatiche.

poi sono nati samuele e alessandro e, piano piano, ho capito tutto il mondo che c'è dietro l'educazione di un bimbo. un mondo fatto di regole di riferimento che però devono essere mediate, smussate, alleggerite, soppesate, somministrate goccia a goccia, a seconda del momento, dell'età, dell'andamento della vita dei figli e delle vita della famiglia, addirittura a seconda dell'andamento della giornata. è un equilibrismo fatto di piccole sfumature e piccoli movimenti, è una ricetta da farmacista da realizzare con la più precisa delle bilance. e tutti giorni una ricetta diversa, tutti giorni ingredienti diversi, in quantità diversa, tutti i giorni un tono diverso, una parola diversa, un'idea diversa.

e allora può essere che un giorno sia giusto rincorrere il proprio cucciolo con la forchetta, un altro lasciare che urli senza essere sgridato, oppure portarlo ogni tanto nel lettone, o fargli provare l'ebbrezza di averti trascinato nel loro gioco preferito dove tu rincorri la mela che scappa urlacchiando opuure fargli sentire un po' il guinzaglio corto con una bella sganassa sulla guancia se fa troppo il monello.

e poi ci sono le labbrine umide, protese verso di te la sera prima di andare a nanna, che se per caso gli fai sentire l'umido ti senti dire "papi, che schifo" ma che ti danno l'emozione di avere accesso al mondo degli angeli, con gesto semplice e tenero.

quante cose che non sapevo, a Camogli sotto l'ombrellone .......